domenica 27 ottobre 2013

Cima del Lago Bianco (3526m) - Parete Nord/Cresta Ovest

Si tratta della mia prima parete Nord...tour in realtà poco alpinistico, questa montagna si affaccia sugli impianti sciistici estivi del Gepatschferner, inoltre l'avvicinamento è pressochè irrisorio, dal momento che si lascia la macchina a 15 minuti dall'attacco della parete. Siamo in fondo alla Kaunertal in Tirolo nel distretto di Imst o forse più probabilmente di Landeck. Posti che ormai sono diventati piuttosto familiari.
Siamo in 3: io, Denis e Tabea. Il nostro punto d'appoggio è la Gepatschhaus. Arriviamo nel Giovedì mattina verso le 11.00 e ovviamente essendo tardi optiamo per un pò di movimento lungo il Westgrat. L'innevamnto è ancora consistente. Tabea è una ragazza che ho conosciuto in sezione, francone (bavarese della Franconia)..una forza della natura, in formissima, sta al mio passo che è di norma già decisamente oltre la media senza battere ciglio anzi dandomi sempre l'idea che potrebbe andare ancora più veloce! Tempo 15 minuti di marcia e abbiamo staccato Denis di un bel pò senza rendercene conto. Denis all'epoca era in forma pessima, inoltre come non bastasse aveva qualche problema alla caviglia.
Arrivati alla cresta di confine, Denis ci dice che non se la sentiva, sentiva la quota e la caviglia gli faceva male, io e Tabea proseguiamo, arriveremo a quota 3300 circa: in cresta nessuna traccia e molta neve, qualche semplice passaggio di arrampicata sul tipico granito delle Oeztaler Alpen (blocchi instabili tenuti insieme dalla neve e dal ghiaccio). Poi inizia ad esser tardi, sentiamo anche noi la quota: eravamo partiti da Stuttgart alle 6 di mattina ed eravamo saliti in macchina fino a 2900m...uno sbalzo non da poco. Decidiamo di fare una pausa e di tornare indietro: la cima era comunque in programma per il giorno successivo per la diretta parete Nord. Un bel fianco di firn, anche se in quell'occasione con ancora abbondante neve, sciabile ma che noi avremmo affrontato solo in salita.
Scendiamo (in macchina!! insomma non una vera e propria uscita alpinistica in ambiente) al rifugio DAV Gepatchhaus, dove pernttiamo. Il giorno seguente alle 4.00 ci svegliamo, Denis decide viste le sue fisiche di rinunciare all'ascesa, io e Tabea saliamo in macchina e ci dirigiamo verso il parcheggio degli impianti sciistici, troviamo altre due persone in partenza per attaccare la parete, mentre notiamo 2 sciatori-alpinisti che sono già in procinto di risalire il fianco (per poi giustamente sciarlo). La neve è abbondante, in certi punti molto abbondante, solo 2 passaggi insidiosi su ghiaccio vivo, specie quello in uscita dalla parete, dove abbiamo dovuto gradinare, avendo deciso di non calzare i ramponi. Purtroppo il meteo non è buono e saliamo circondati da nuvole basse che rendono la visibilità stessa molto bassa. a 2/3 della parete prima di uscire c'è da traversare verso sinistra, poi dopo il breve passaggio con ghiaccio affiorante si esce sul Plateau, da lì in breve si raggiunge la cima, in condizioni normali sarebbe un bel punto panoramico, proprio sulla linea di confine tra Austria ed Italia.
Questa è stata la mia prima parete Nord fatta in autonomia, niente di eccezionale ma all'epoca ero moto contento dell'avventura.

Hochvogel (2592m) - Allgaeuer Alpen, Bäumenheimer Weg

Si tratta forse della cima più imponente (non la più alta) delle Alpi dell'Algovia, in quanto si staglia come piramide isolata lungo la linea di confine tra Germania (Allgaeu) e Austria (Lechtal, Tirolo). Riporto questa ascesione in quanto è stata una gita molto piacevole, mai impegnativa, con il meteo splendido e comunque interessante per via dell'ancora abbondante presenza di neve che ha reso la salita più delicata e più "alpinistica", rimanendo comunque una via classificabile per "Escursionisti Esperti" o al più valutabile con F. Dopo la delusione del Wilde Leck, avendo ancora un giorno a disposizione io e Denis decidiamo di mirare più in basso per quanto riguarda la quota (è ancora inizio stagione, a cavallo tra maggio e Giugno e quest'anno l'inverno è stato lungo), non abbiamo con noi molte relazioni e cartine se non quelle per la Oeztal...quindi la scelta ricade sulle nostre "Alpi di casa", dove grossomodo cartina e descrizioni non servono in quanto già note. Ci dirigiamo quindi scesi dal Sulzferner alla macchina che avevamo lasciato a Glems e partiamo, solita strada, Fernpass e B179 in direzione Germania, a Reutte usciamo e ci infiliamo in Lechtal, dirigendoci verso Hinterhornbach, località che conosciamo molto bene per via di due tentativi risalenti a poche settimane prima di arrampicare lo spigolo sud del Suedliches Hollhorn, tentativi sempre falliti per via della troppa neve, non sullo spigolo ma per raggiungerlo! Arriviamo ad Hinterhornbach e decidiamo che avremmo passato la notte in una delle pensioncine presenti in questa ultima località della vallata proprio a ridosso dell'Allgaeuer Hauptkamm. Alla pensione chiediamo come sia la via Sud per l'Hochvogel, la meta più ambita della zona, il titolare, molto simpatico e disponibile ci dice che c'è ancora parecchia neve e che dobbiamo avere con noi senz'altro ramponi e picozza...non male, ce l'aspettavamo e ne siamo ovviamente dotati.
Il giorno dopo di bun'ora ci alziamo, facciamo colazione e ci incamminiamo...è presto ma fa un caldo allucinante, si suda già alle 5.30 di mattina: a livello di difficoltà abbiamo passaggi di arrampicata di 1° forse in un paio di punti 2° grado e 1500m di dislivello, oltre alla neve, ma lì dovremo valutare caso per caso.
La salita procede senza intoppi, anzi, piuttosto veloce, la cima da Hinterhornbach è data a 4 ore e 30...io sono in cima in appena 3 ore, anche Denis procede bene ha un ritardo di 15-20 minuti. Quello che ricordo in particolare di questa cima è la splendida sensazione da lassù: un bel sole, la giusta temperatura, giusta per stare a torso nudo e in mutande, un bel paesaggio, l'incontro con un 'altra persona un tale che si chiamava Fritz o una cosa del genere, con il quale abbiamo piacevolmente e a lungo conversato sulla vetta.
La discesa è anche molto lunga e si sviluppa sull'altro versante per poi girare intorno alla montagna e riportarci al sentiero di ascesa. Siamo contenti di aver "salvato" così il WE, torniamo a Stuttgart soddisfatti sperando che le condizioni per gite più importanti diventino buone presto.

domenica 20 ottobre 2013

Un Weekend in Donautal

Siamo in un punto particolare del Giura Svevo, non lontano da Tueringen e Balingen: la valle dove scorre il Danubio, in tedesco Donautal, paradiso per gli amanti dell'attività all'aria aperta: canoa, bicicletta, trekking e ovviamente luogo votato all'arrampicata sportiva per l'abbondante presenza di falesie molte delle quali con vie a più tiri.
Partiamo da Stuttgart Venerdì dopo lavoro, il tempo è bello, la meta per una volta non è lontana: inizialmente siamo in 3, io Bjoern e Peer, il giorno dopo ci raggiungerà Eugenie. C'è la spesa da fare, quindi si parte, giù per la statale B27 e in un'ora e mezza siamo a destinazione, al campeggio proprio sulle sponde del Danubio. Danubio che qui è poco più di un placido rigagnolo, è sera, parcheggiamo e organizziamo la cena: stasera un paio di bistecche alla griglia e insalata di patate, oltre che ad un paio di birrette. Bjoern e Peer dormono nel furgone VW, c'è spazio solo per due, io mi sono aggiunto per ultimo quindi come da accordi dormo fuori, non ho la tenda ma non bivacco da parecchio tempo quindi sono molto contento di riprendere le buone abitudini e trascorrere la notte all'aperto.
Certo...come da regola in questi casi, non passano 10 minuti che inizia a gocciare...tiro fuori il sacco da bivacco e mi ci infilo con il sacco a pelo, per non chiudere completamente il sacco dormo con la testa sotto al tavolino da campeggio. Dormo, oddio non è la parola giusta, non chiuderò a lungo occhio quella notte. La mattina sono bagnato da dentro (sudore e condensa) e da fuori...vabò non è un dramma. Ovviamente poco dopo alzati si alza un bel sole, facciamo una camminatina verso le falesie sull'altra sponda del Danubio, per ora guardiamo e basta, arrampicheremo dopo non appena arriverà Eugenie. Il pomeriggio lo passiamo presso lo Stuhlfels, uno sperone roccioso molto bello sullo stesso lato del Danubio rispetto al campeggio, qui ci sono svariate vie a più tiri, la via normale è molto facile 4 tiri mai oltre il 3+, iniziamo con una via un pelino più difficile che arriva sul 4+, poi la normale e infine verso sera dopo una calata sulla parete Est arrampichiamo una via di un tiro di 5+. Io mi sento in forma, oddio l'ultima via me la sarei risparmiata per il primo giorno sarei rimasto volentieri un pelino più basso come difficoltà...però pazienza.
Tornati al campeggio ceniamo e io mi infilo a dormire subito, trovo appena le forze di aiutare a lavare i piatti, lavarmi i denti e poi mi butto per terra stanco morto: questa notte non sono da solo, Bjoern dovrà dormire fuori con me, Eugenie e Peer sono nel bus....la seconda notte è perfetta, nessuna nuvola, tutto è asciutto, infatti mi risparmio il sacco da bivacco e con questo parecchia condensa! Alla fine dormirà più che bene. Domenica ci spostiamo sulle falesie sull'altro lato del Danubio, precisamente arrampicheremo due vie per un totale di 5 tiri sulla "Alte Hausener Wand": questa bella paretona, molto amata ha vie di diversa difficoltà, la più facile in assoluto e la "Freiburger Weg" un tiro di 5-, l'altro di 4/4+ e un'altra di cui non ricordo il nome che parte con un bel diedro di 5° un traverso di 4° e un ultimo tiro che ricordo bellissimo e molto tecnico di 5+.
Niente di particolare da riportare, se non che è stato un bel WE di ottimo allenamento per le mie successive uscite, sul Glemine con Paolo e sulla Comici con Andrea. Molti scrivono che arrampicare in Donautal ti obbliga a imparare a stare bene sugli appoggi, forse questo discorso si può allargare anche a molte altre falesie del Giura, un'ottima palestra per le Alpi. Nella stragrande maggioranza delle falesie c'è grande ricchezza di vie di 6° e 7° grado, i tiri più facili in molte falesie spesso partono dal 6-...ovviamente non pane per i miei denti di buon quartogradista, sufficientemente abile 5° gradista e pessimo 6° gradista, infatti è sempre problematico trovare il posto che offra anche qualcosa di bello tra il 4 e il 5+. Il resto spero lo rendano le poche foto fatte!

venerdì 11 ottobre 2013

Wilde Leck...tentativo senza successo

Ogni tanto bisogna riportare anche di quelle gite concluse con un nulla di fatto, con un buco nell'acqua, è sempre un peccato per tanti motivi, non ultimo aldilà della sicurezza che è il motivo più importante e che voglio dare per assodato...quello che per noi purtroppo andare in montagna significa un viaggetto andata e ritorno di 500km se stiamo in Allgaeu (le Alpi pi vicine), 650km per Oeztal e Silvretta, poco più per le altre valli glaciali tirolesi, 900km per e Dolomiti, 1000 per il Vallese....dalla mia Udine andare e tornare dalle Giulie, sono un 100km, o 120 dipende dove si vuole lasciare la macchina, sulle prealpi ci posso andare in bici dalla città: per i vecchi alpinisti udinesi era normale pedalare dalla città per arrivare sul gruppo Sernio-Grauzaria, la palestra degli udinesi (oltre al Glemine di Gemona, ma quello non è proprio in ambiente alpino), cioè quello che per i Lecchesi è il gruppo delle Grigne. Siamo a cavallo tra maggio e giugno: ispirati da tutte le cose che abbiamo già fatto quest'anno, abbiamo ancora un WE lungo e vogliamo riuscire a sfruttarlo. Per i tour estivi è ancora presto, mancano le idee, ha fatto troppo caldo per buttarsi su una parete Nord, c'è troppa neve ancora e sicuramente non ha ghiacciato perché è stato caldo e nuvoloso sempre. Sono con Denis, quindi lo scialpinismo purtroppo lo devo escludere dai miei pensieri...benchè sia stagione. Decidiamo di andare in Oeztal...la nostra speranza è di attaccare la Cresta Est del Wilde Leck, una bellissima arrampicata su ottimo granito che sfiora il IV grado inferiore. Siamo convinti che la cresta sia libera, sappiamo che per attaccarla dalla Amberger Huette c'è da passare sul ghiacciaio, quindi sì neve ce ne sarà ancora parecchia...che fare? Boh, ci proviamo.
Partiamo in serata dopo lavoro, verso le 18.00, poco dopo le 21.00 parcheggiamo la macchina in località Gries in Oeztal, o meglio in una valle laterale sul lato orientale della Oeztal. C'è da salire, un'ora e mezza: siamo partiti in fretta e furia senza controllare bene, non sappiamo se l'Ambergerhuette è dotata di Locale invernale o no, sul sito avevo dato un'occhiata veloce ma non avevo trovato informazioni a riguardo. Abbiamo il necessario per cucinare e dormire all'addiaccio. Saliamo nel buio, il torrente di cui seguiamo il percorso dal sentiero rimbomba, tanto gonfio di acqua come è. Il cielo non promette nulla di buono, minaccia pioggia...forziamo il ritmo, dopo appena un'ora siamo già arrivati.
...è bello come in montagna ci si rallegri delle più piccole cose, durante la salita aveva iniziato a gocciare, i nostri pensieri sono andati alla nostre notte all'aperto: subito entrambi abbiamo sperato ci fosse almeno un'area del rifugio in cui trovare riparo, una tettoia o cose del genere, almeno per stare all'asciutto, magari anche un pò riparata dal vento. Arrivati al rifugio, siamo già felicissimi: c'è una grande area coperta e ben riparata...pensiamo: non potrebbe andarci meglio, ci togliamo lo zaino. Io tanto per togliermi ogni dubbio, inizio a provare ad aprire tutte le porte che trovo...si sa mai! Quella del rifugio ovviamente è chiusa, altre due anche...poi quella di un deposito dove c'è anche legna da ardere, quella è aperta: penso, ottimo se viene una bufera possiamo entrare, poi mi giro e provo l'ultima porta... Era quella del locale invernale: luce, riscaldamento, piastra per cucinare, tavolo e 14 posti per dormire...nessuno oltre a noi...chiamo Denis: era al settimo cielo, quando gliel'ho detto! Anche io non posso negarlo dopo il viaggio e la salita ero ben contento che avessimo avuto un regalo del genere...ci sembrava di essere in una suite di un hotel a 5 stelle. Ci cambiamo dagli abiti fradici del nostro sudore più che dalla leggera pioggerellina, scaldiamo una minestra con un pò di pastina...ci starebbe una birretta, ma va bene lo stesso! Quindi a nanna.
Ci svegliamo alle 4.30, facciamo colazione e intorno alle 5.30 siamo in cammino verso il Sulzferner, dopo le morene inizia il bianco..e con questo i problemi: per risparmiare sul peso e sull'ingombro avendo anche tutte le cose da camping, abbiamo pensato bene di lasciare le ciaspole in macchina (due pirla, averle portate pensando che sarebbero state utili e nella frenesia della salita la sera precedente, lasciare in macchina...).
Morale della storia: abbiamo dovuto tracciare il percorso con neve che arrivava spesso oltre al ginocchio e dopo oltre 5 ore eravamo arrivati appena ai 3000m, cioè la quota di attacco della cresta, finalmente alle rocce. Ora, la cresta era bella pulita e percorribile come lo avevamo immaginato, ma: io avevo crampi ai quadricipiti avendo anche portato sempre la corda, anche Denis era provato...il problema maggiore era l'ora: attaccare quella cresta alle 11.00 era troppo tardi, faceva caldo e la neve presente sulla via di rientro non sarebbe più stata compatta, ma avremmo rivissuto l'esperienza dell'Oestlicher Daunkogel (anche perchè viste le nuvole della sera prima e la temperatura, non aveva sicuramente fatto in tempo a gelarsi e la prova era già evidente dal lungo ed estenuante percorso sul ghiacciaio).
Ci riposiamo una ventina di minuti sulle rocce, ci godiamo il panorama...per oggi questa è la nostra cima, decidiamo che saremmo scesi e che per il giorno successivo avremmo cercato un'alternativa a quote più basse, magari in Allgaeu. Questa volta, abbiamo fatto un paio di ingenuità nella scelta dell'itinerario e per quanto riguarda l'attrezzatura, succede, dopotutto nessuno nasce imparato, un pò ce l'aspettavamo ma fino all'ultimo abbiamo sperato si potesse fare.
Sul Wilde Leck torneremo ma a stagione inoltrata, pare che la sua cresta Est sia una delle più belle arrampicate di cresta della Oeztal, ottima roccia, ambiente bellissimo. Un altr'anno!

Sassopiatto - Scialpinismo

Sono appena rientrato in Germania dopo le vacanze di Natale, è il 6 di Gennaio, Domenica, tardi con il solito treno. Nei ricordi un paio di sciate e soprattutto due gite scialpinistiche con Andrea, in particolare la celebre Val de Mezdì, uno dei canaloni più belli delle Dolomiti sul gruppo del Sella, per essere più precisi scende dal Rifugio Boè del CAI verso Corvara. Sono avvolto nei miei pensieri: il lavoro che ricomincia dopo due settimane di vacanza, la solita sensazione del rientro, strana, ricominciare a parlare in tedesco, le solite cose...e soprattutto il vero pensiero fisso, a quando la prossima sciata? Martedì ricevo un messaggio da Andrea: pare che le condizioni siano buone per fare il Sassopiatto questo WE, te verresti? Io sono sicuro con mio zio....ci penso: ho voglia...ma tanta. Rispondo che sarei venuto. Nel mercoledì sbrigo tutte le faccende del caso: riservare una macchina, una station wagon, ci devo poter dormire, riservare ARVA, pala e sonda in sezione, riservare l'attrezzatura da scialpinismo, soliti meccanismi, solo il tutto più veloce del solito. In un'ora e mezza in pausa pranzo ho recuperato miracolosamente tutto, la mia più grande paura era dover rinunciare a causa di attrezzatura esaurita o cose del genere! Venerdì alle 17.30 esco da lavoro...e sono già felice all'idea di partire per il WE, penso solo che devo caricare la macchina al più presto e partire: non sto già più nella pelle. Corro verso casa sù per le "Staeffele": alle 18.00 parto, ho tutto il necessario anche per mangiare e dormire, la mia destinazione è Passo Sella, nel sabato il programma prevede la discesa della Forcella del Dente del Sassopiatto.
Arrivo poco prima delle 23.00 a Ortisei, decido che mi sono guadagnato una radler, così entro in un pub e accontento questo desiderio, quindi mangio qualcosa che avevo con me e riparto verso Selva di Val Gardena e quindi verso Passo Sella, mi fermo al Rifugio Passo Sella, di fronte a questo c'è il parcheggio dove ci troveremo. Butto giù i sedili posteriori, preparo il sacco a pelo e mi corico, fuori ci saranno -15°, ma in macchina e soprattutto grazie al sacco a pelo invernale non ho nessun problema...anche la lunghezza della zona notte sperimentata per la prima volta proprio in quell'occasione passa alla perfezione. Mattino, sento Andrea via telefono: stanno arrivando e mi hanno addirittura portato le Brioches! Un caffè ce lo beviamo prima di iniziare.
Scarponi, sci, imbrago e via: prendiamo l'impianto per avvicinarci alla cresta che dovremo percorrere per poi traversare un pendio nevoso che girando intorno al gruppo del Sassolungo, sopra la città dei Sassi ci porterà ad un canalone che dovremo risalire per arrivare alla Forcella del Dente del Sassopiatto. Tiro fuori le pelli e faccio una brutta sopresa: mi hanno dato quelle sbagliate! Venerdì quando ho ritirato l'attrezzatura in negozio per la fretta di partire non mi sono pensato di controllare le cose, mannaggia, sono troppo lunghe ma non tengono se le ripiego sul davanti come potrei fare perchè la parte terminale è costituita da plastica con le feature di fissaggio allo sci...mi arrangio con il nastro da arrampicata di Andrea...per fortuna tiene.
Risaliamo il canalone e arriviamo in forcella, piccola pausa, quindi iniziamo la discesa. Discesa molto bella in uno splendido ambiente dolomitico, larghezza stimata un 6-8m ma è possibile che mi inganni perchè sembra tutto molto più stretto di quanto non sia in realtà quando lo devi sciare! Credo di non essere lontano però dalla stima. La pendenza forse arriva ai 40°, dopo un primo tratto così il canalone si apre: siamo nella conca tra Sassopiatto e Sassolungo, un grande anfiteatro roccioso, continuiamo a scendere e passiamo tangenti al Rifugio Vicenza, dove andavo con i miei e mio fratello da bambino. Scendiamo ancora, le rocce finiscono e inizia il bosco, ci dobbiamo dirigere verso monte Pana, dove possiamo prendere la corriera per andare a Saltria. Dormiremo all'Alpe di Siusi. Il mattino dopo è il grande giorno: sveglia, colazione in un battibaleno siamo fuori e con la prima corriera torniamo in località Saltria, lì prendiamo l'impianto di risalita della pista del Florian, quindi arriviamo in breve alla alga Zallinger, dove ci concediamo un caffè: il meteo non è dei migliori, nuvole, poca visibilità, quello che di meno ci vorrebbe per fare una montagna come il Sassopiatto, che è ingannevolmente un grande pianoro uniforme sciabile. Certo è un'autostrada in confronto al canalone di ieri, ma senza visibilità non ci sono punti di riferimento se non le nostre tracce di ascesa.
Dalla malga Zallinger saliamo verso il rifugio Sassopiatto, da lì seguiamo il sentiero estivo per la salita, sono un tutto 1000m di dislivello dalla Zallinger. Saliamo che il tempo non fa che peggiorare, arriviamo poco sotto la vetta, mettiamo giù gli sci e iniziamo a salire a piedi, Andrea scatta in avanti, non è più avanti di 30m, lui la croce la troverà, io e suo zio in realtà ci fermeremo quei 30m prima. Facciamo qualche foto e cerchiamo di rientrare velocemente, prima che il tempo peggiori ulteriormente.
La discesa non è un granchè purtroppo: dobbiamo preoccuparci di ritrovare sempre la nostra traccia, quindi sciamo con molte interruzioni, purtroppo non possiamo fare altrimenti, finire fuori dalla traccia su questa montagna può diventare molto pericoloso. Alla fine siamo alla base, è stata lo stesso una bella gita: ora però la fame si fa sentire, io ho veramente bisogno di mettere qualcosa di caldo e sostanzioso nello stomaco, scendiamo alla Zallinger e qui soddisfiamo il nostro bisogno, io ordino una zuppa e addirittura 2 secondi! Scendiamo di nuovo al Monte Pana e da là scendiamo in Val Gardena, prendiamo gli impianti per risalire girando intorno al Gruppo del Sassolungo per ritornare a Passo Sella, purtroppo arriveremo solo fino a Selva, è già tardi e gli impianti chiudono. Prendiamo un taxi che ci riporta al Passo dove abbiamo le macchine. Ci salutiamo, è stata una bella avventura, speriamo di averne ancora tante davanti a noi, Andrea e Umberto tornano a Udine, io parto per Stuttgart, sono le 17.00, sono almeno 5 ore e 500km circa da qui e domani si lavora, evito di pensarci troppo e via!

Canalone Findenegg al Montasio

La mia prima gita in solitaria fuori dai sentieri. La più bella montagna della mia regione, a parer mio e credo condiviso da tante altre persone: lo Jof di Montasio, 2754m, una gigante di calcare. Non fatevi ingannare dalla quota non eccessiva e dal suo lato Sud, quello più "traquillo". Basta guardare il suo lato Ovest per capire che la parola gigante così inappropriata non è: 1600m di parete, tra le Alpi Orientali se la contende con la mitica parete Est del Watzmann, nelle Alpi di Berchtesgaden, un mare di calcare. Tra i miei sogni c'è anche la via di Dogna che ne risale proprio il fianco più bello e maestoso, ma è troppo presto per me per dedicarmi ad una via di alpinistica di ambiente come quella, pur stando su difficoltà di arrampicata contenute. Questa volta sono solo, è una splendida giornata di metà Ottobre 2011. Il mio piano è quello di alzarmi fino alla Forca Distreis, seguire la traccia della normale fino all'inizio del ghiaione, quindi piegare a sinistra, verso Ovest e puntare alla Grande Cengia, percorrerla fino a poco prima del Bivacco Suringar, abbandonarla per buttarmi verso destra nel canalone, risalirlo e sbucare in cresta per terminare con la vetta. Rientro scendendo lungo la normale non per i verdi ma usando la scala Pipan. Gita toccata e fuga, avevo intenzione di andare al Cinema nel pomeriggio a vedere "This must be the Place" a Udine al Visionario. Parto non troppo presto, verso le 06.30 da casa, alle 7.30 sono a Chiusaforte e inizio a salire verso Sella Nevea, ho poca benzina e un brutto presentimento alchè siccome mi sembrava di aver visto il distributore sulla statale già aperto, decido di tornare indietro. Tra una cosa e l'altra ai piani ci arriverò non prima delle 08.00/08.30. La perdita di tempo mi scoccia un pò ma così so di sentirmi più tranquillo!
Il parcheggio sui Piani del Montasio lascia intendere che ci sono già diverse persone che hanno pensato di approfittare del bel tempo come me, con i miei stessi piani però ce ne saranno solo 2, che per altro avevano dormito al Suringar e che ho incontrato all'imbocco del canalone. So di essere in gran forma, avevo già fatto molte gite durante l'estate, e appena 10 giorni prima ero stato sul Mangart e sul Triglav: voglio muovermi veloce, sentire il mio corpo lavorare. Un solo punto mi è ancora oscuro: alcuni giorni prima aveva nevicato...ci sarà neve nel canalone?! Penso: vado, vedo com'è e se non mi piace torno indietro e faccio la normale.
Arrivato all'imbocco del canalone dopo aver percorso la Grande Cengia, incontro appunto queste due persone una più anziana e un giovane ma sulla trentina. Il canalone non è proprio sgombro da neve, che è dura e compatta, sulle rocce c'è spesso vetrato, però ogni potenziale punto di rischio è aggirabile, quindi una volta individuato si cerca di passare da qualche altra parte! Le difficoltà in arrampicata sono contenute: sfiorano il 2° grado, a tratti la roccia è anche un pò sporca di detriti.
Alla fine risalirò il canalone in contemporanea con il giovane incontrato, il suo compagno più anziano rimarrà molto indietro.
Sbuco in cresta, bella sottile, con un paio di metri da fare a gattoni, poi ritorno in piedi...pochi istanti e volo verso la vettà, anch'essa "sporca" di neve. Non c'è ancora nessuno, forse sono il primo ad arrivare, avevo visto dal parcheggio persone che si dirigevano verso la normale. Scatto qualche foto e mi godo il panorama, le Giulie Orientali, in particolare il Fuart, così vicino che sembra di poterlo toccare e ovviamente il Canin. Mangio anche qualcosa, le due persone che ho incontrato nel canalone non arrivano ancora, eppure ormai sono passati un 20 minuti...mah.
Decido di scendere, mi dirigo verso la scala Pipan, una lunga scala di metallo, fatta di funi dove potersi anche assicurare e litarelle di acciaio dove poggiare i piedi, incontro più di qualcuno intento a salirla, lascio che un gruppo finisca, intanto ne approfitto per indossare l'imbrago e il kit da ferrata che mi ero diligentemente portato dietro apposta.
Durante la mia discesa faccio un incontro ravvicinato con un giovane stambecco. Gli stambecchi del Montasio sono molto noti per non lasciarsi affatto intimorire dall'uomo, alla cui presenza sono evidentemente ben abituati. C'è sempre un gruppo molto grosso che staziona sui prati al limite dei ghiaioni che si fa un baffo della gente che passa. Ovviamente per gli escursionisti è oro colato per belle fotografie, meno divertente è trovarli sopra di te sulla via con il rischio che facciano smuovere qualche pietra.
Continuo la mia discesa lungo la normale, arrivo ai ghiaioni, traverso e sono di nuovo alla forca Distreis. Continuo dirigendomi verso le malghe, con la speranza di potermi bere una birra per festeggiare la buona riuscita della gita. Ricordo di essermi sentito molto orgoglioso di me, non fu niente di eccezionale, ma per le mie possibilità e capacità alpinistiche dell'epoca, per me stesso era una gran soddisfazione...in fondo nessuno nasce imparato, no?! Arrivo all'Agriturismo Malga Montasio, ordino da bere e mi siedo fuori, guardo l'ora...non sono neanche le 14.00: in tutto ci ho messo circa 5 ore dall'aver parcheggiato ad essere sceso, con la pausa in cima...La sola via normale dai piani è data mi pare a 3 ore e mezza...mi rendo conto di aver corso parecchio! Mi dirigo verso la macchina...e trovo la sorpresa: mio padre e mia madre che sono venuti a trovarmi con tanto di binocolo!! Mi ero ricordato che avevo detto a casa, se volete fare una gita ai piani, ci vediamo là quando scendo! ...e così è stato! Putroppo non posso trattenermi tanto: devo essere in città entro le 16.00 per fare la doccia ed riuscire a vedere lo spettacolo delle 16.30 al cinema. Quindi scatto in macchina, consiglio ai miei di godersi un pò il verde dell'altipiano e che ci saremmo rivisti per cena (che figlio...) e mi fiondo verso Udine. La giornata è stata bellissima, da incorniciare...e nondimeno: sono riuscito a vedermi il film!

giovedì 10 ottobre 2013

Monte Sernio - Spigolo Nord-Ovest

Appena un paio di giorni della Piccola di Lavaredo, decido di andare con lo zio Paolo a fare una gita in Carniche, sul Sernio. In realtà con un obiettivo ben preciso, il famoso Spigolo Nord-Ovest. Si tratta di un gita che potremmo collocare come anello tra l'Escursionismo e l'Alpinismo: vi sono alcuni elementi che in una via alpinistica non dovrebbero esserci, come i bolli a segnare il percorso e ci sono elementi che in un percorso escursionistico vengono meno, cioè saper arrampicare sul secondo grado superiore ed eventualmente proteggere la via da soli.
Ricordo la gita come una giornata piacevolissima, con Paolo, su una via rilassante di roccia da buona a ottima (sempre nei miei ricordi), non cortissima, visto che la macchina l'abbiamo lasciata sui 500m e il Sernio supera i 2100m. Inutile dire che Paolo nonostante i suoi anni (allora erano 65), godeva e gode tutt'ora di una forma fisica da far invidia, nonostante si lamenti che vada sempre peggio.
Lasciata la macchina saliamo il sentiero che porta al Rifugio Sernio, qui facciamo una breve pausa e prendiamo il sentiero con l'indicazione della via, il bosco si dirada, compaiono i primi mughi, il sentiero diventa una traccia e quindi dopo forse 40 minuti arriviamo alla base delle rocce. Indossiamo il casco e l'imgrago nel caso volessimo legarci, io ho anche uno spezzone di corda.
La via è tortuosa, va a sfruttare i punti deboli della parete, si traversa su comode e larghe cenge, poi si sale per fessure, rampe e camini fino al traverso successivo. Un solo punto su un traverso per Paolo era un pò troppo esposto per farlo senza essere legati, quindi tiro fuori la corda, ci leghiamo, vado avanti, lascio un cordino su uno sperone, traverso, arrampico una rampa inclinata molto facile, quindi su un altro sperone metto giù un altro cordino e recupero lo zio. La corda la rimettiamo via, Paolo la via in realtà la conosce già, credo che per lui fosse addirittura stata la terza volta! Il passaggio più impegnativo che ricordo è un camino sul 2° superiore ma in assenza totale di esposizione, poi l'ultima parte della via è rimasta anche quella nella mia testa in quanto trattasi di una bella parete appoggiata dove si può arrampicare seguendo un pò la linea che si vuole, con difficoltà basse mai oltre il 2° grado, tendenzialmente più facile.
Arriviamo in cima, dove troviamo un signore sloveno salito dalla via normale, la giornata è già molto calda, sono le 10 del mattino ma già si boccheggia! Non ci tratteniamo molto quindi e fatte le dovute foto, scendiamo seguendo appunto la via normale e arriviamo al rifugio Grauzaria, passando prima a fianco della torre Nuviernulis e poi della Creta Grauzaria.
Al Rifugio Grauzaria, facciamo una sosta per un bicchiere di sciroppo al lampone, quello che ci voleva viste le temperature, quindi ripartiamo poco dopo, telefono a mio padre come concordato perchè parta da Udine e ci venga a prendere per riportarci alla macchina di Paolo. Ecco, la semplice sintesi di una gran bella giornata su una via dove sicuramente tornerò.