sabato 28 settembre 2013

Piccolo Cervino, Cresta Nord - (Klein Matterhorn - Nordgrat)

Zermatt, un nome che evoca subito una montagna, nota in tutto il mondo: il Cervino...noi siamo qui per la prima volta e abbiamo un obiettivo diverso, non banale e altrettanto affascinante: la completa traversata del massiccio del Monte Rosa. Alla fine il programma studiato al tavolino non riuscirà ad essere realizzato al 100% e purtroppo più di qualcosa causa meteo e stanchezza lo lasceremo fuori.
Prendiamo la seggiovia per il Trockner Steg e arriviamo alla Gandegghuette, poco oltre i 3000m, è sabato: da questo momento fino al Giovedì successivo rimarremo sempre oltre i 3000 e dalla domenica non scenderemo mai sotto i 3500m. Affronteremo i nostri primi 4000 e arriveremo a difficoltà su roccia sul 3° superiore e su ghiaccio sui 50°. Siamo entrambi molto eccitati di affrontare le Occidentali per la prima volta...è un po' come diventare alpinisti veramente, secondo il pensiero degli occidentalisti. Io accetto questa visione ma essendo cresciuto nelle Orientali ed avendo assaggiato l'alpinismo dolomitico, sono di fondo un pò di un'altra convinzione.
La cena con tutte le portate a base di curry (!?!? ...in un rifugio svizzero...boh) ..dopo aver conversato piacevolmente e scambiato opinioni sui nostri rispettivi piani di battaglia, con una famiglia allargata molto simpatica: una donna della svizzera francese con il figlio, con il compagno neozelandese e un amico del compagno svedese (insomma un bel misciott), andiamo a coricarci presto. Il viaggio per Zermatt non cortissimo, l'ascesa veloce e 3000m...meglio ricaricare per bene le batterie. Alle 4.00 di mattina fatta già la colazione indossiamo l'imbrago e ancora nel buio ci muoviamo verso il ghiacciaio del Teodulo. Arrivati a quota 3095m dobbiamo tagliare a sinistra per arrivare alla parete di firn del Piccolo Cervino...in realtà di firn ce n'era ben poco, dalle immagini della relazione la scalata si sarebbe dovuta effettuare solo su firn fino ad una crestina più esile e quindi su roccia: in pratica c'era solo un punto dove poter passare dal ghiacciaio al nevaio superiore senza passare su roccia. Ovviamente non era roccia arrampicabile per questo in passaggio sul nevaio era obbligato: liscia, molto ripida e senza nessuna possibilità di proteggerla.
Per arrivare al nevaio superiore dobbiamo affrontare un lungo traverso su firn molto pendente fino ad un punto dove dalla lontananza avevamo stimato si potesse passare, su roccia. Fatto il traverso delicato ma non difficile (basta non sbagliare), siamo passati su roccia un 5-8 metri di pietre instabili, però senza problemi. Dal nevaio ci dirigiamo verso una parete rocciosa dove si vedono molte possibilità per arrampicare, in realtà la via dovrebbe svolgersi sul pendio di firn alla destra della cresta: ma non ne è rimasto quasi niente e l'idea di stare su misto con rocce traballanti non ci piace. La parete di fronte a noi non è certo banale ma di ottimo granito.
La attacchiamo slegati, per un sistema di fessure, cercando sempre il punto più debole della parete, siamo credo su un 2° grado sostenuto. Poi per seguire la via intuita da sotto arriviamo ad una placca che subito ad occhio appare più impegnativa: io sono davanti e chiedo a Denis se si vuole legare, lui mi dice di no. Vabò, allora andiamo avanti: supero la placca però trovandomi a dover pensare molto bene e come muovermi per non fare errori, mi è subito chiaro che questo è un terzo grado molto abbondante, secondo Denis sarà di 4° grado...io non lo so con certezza, posso essere d'accordo, ma fosse così allora sì mi tornano i soliti pensieri e la solita diatriba: cosa sia un vero 4° grado in dolomiti!
Denis che ho visto poco sicuro su quella placca mi dice: ok ci leghiamo. Ci muoviamo quindi alternando tratti in conserva, sempre avendo cura della gestione della corda e mettendo qualche protezione ad un tratto dove abbiamo messo su una sosta. Siamo fuori: siamo finalmente su quella piccola ed esile crestina di firn che porta all'ultimo salto roccioso prima di un tratto sempre in cresta su firn completamente orizzontale che conduce alla base della piramide finale per la cima. Siamo senza ramponi quindi è necessario gradinare molto accuratamente con la picozza vista la compattezza della neve. Ora inizia un bel diedro con un po' di firn, proprio alla base troviamo il primo chiodo, bene siamo giusti: da qui ci muoveremo con soste e alternandoci da primo. L'arrampicata è piacevolissima, non difficile e su roccia ottima, massimo 3° grado, dopo 3 o 4 tiri, ora non mi ricordo con esattezza usciamo sulla spalla nevosa e ci incamminiamo verso la piramide finale.
Qui c'è alla sua base anche l'arrivo della funivia...unica nota brutta di una montagna affascinante e di una via alpinistica molto bella. Tanti turisti che da là ci salutano, forse ci fanno anche delle foto. Mancano ancora 200m per la vetta, le difficoltà vere sono finite, ora c'è la stanchezza che si fa sentire: l'ultimo tratto è tutto su misto, roccia purtroppo non più bellissima e ghiaccio, si arrampica sul 2° grado ma si deve fare molta attenzione. Sbuchiamo sul filo di cresta finale che conduce alla piattaforma panoramica di vetta, piena di gente di ogni tipo in pantaloncini corti, gonna, con il gelato e la macchina fotografica in mano. Alla nostra vista tutti ci guardano sbigottiti, una ragazza dice al fidanzato in italiano: "Amore guarda, guarda da dove salgono quei due!". In cima, foto di rito, un sorso d'acqua e possiamo goderci il panorama, è tutto un po' troppo affollato per i miei gusti...però pazienza è così. Mi avvicina una ragazza anche molto carina che inizia a chiedermi che via avessimo fatto e dove fossimo diretti, se era difficile, cose del genere....io sono molto divertito dalla situazione, la sua amica che è in compagnia di un uomo più anziano (non so, poteva essere il padre, ma non ci metterei la mano sul fuoco) ci scatta delle fotografie. Già peccato che la storia finisca lì: loro stanno per tornare a valle, noi siamo all'inizio della traversata del massiccio. Siamo quasi a 3900m. In cima c'è un Lodge modernissimo con ristorante e negozio di souvenir...tutte cose che con la montagna non c'entrano nulla. LA situazione mi fa rivivere l'ascesa alla Zugspitze, stessa situazione, solo 1000m più in alto!
Pur non condividendo l'idea del Lodge, decidiamo di dormire qui, siamo stanchi e preferiamo non andare verso il bivacco Rossi e Volante (come in origine avevamo programmato).
Il Lodge è vuoto, quando la funivia chiude tutti scendono a valle e a parte chi ci dorme non rimane nessuno: a parte noi ci sono solo 2 alpinisti o meglio una guida con il suo cliente. Dopo cena, salgo ancora in cima dal Lodge, il tutto si svolge su una comoda scala metallica, infatti sono in infradito...il panorama al tramonto è bellissimo, il Breithorn ci sovrasta vicino mentre dall'altra parte avvolto nelle nuvole ma anche lui ad un passo c'è il Cervino. Non poteva esserci inizio migliore di una bella avventura.

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