domenica 27 aprile 2014

Cima Presanella (3558m), Scivolo Nord, Sci Ripido

Tutto è iniziato, come spesso accade, quasi per scherzo: sulla scia di entusiasmo delle nostre ultime e ripide discese dolomitiche, a casa il tempo tra un'avventura e l'altra si inganna cercando nuove idee, sognando nuove pareti e pendii da solcare con gli sci. Ora, non mi ricordo esattamente come e perchè una sera la mia attenzione sia caduta sullo Scivolo Nord della Presanella, forse ci sono arrivato cercando su internet qualcosa sulla vita di Heini Holzer (eh sì...a quanto pare anche questa parete l'ha scesa lui per primo), fattostà che dopo un'occhiata a qualche foto e a qualche relazione, non posso fare a meno di segnalarne l'esistenza ad Andrea: da lì (e non ne dubitavo) il passo per realizzare anche questo progetto è breve. Pasqua cade a fine Aprile, la gita è una gita da Maggio ma è possibile che le condizioni siano anche per fine Aprile buone...rimaniamo in contatto e teniamo la cosa sotto controllo, semplice no?
Passa la Pasqua all'insegna del cattivo tempo, però poi c'è una bella finestra di 2 o 3 giorni...Partiamo da Udine nel primissimo pomeriggio e ci dirigiamo verso il Passo del Tonale, dove arriveremo intorno alle 19.00. Parcheggiamo in località Stavel proprio all'inizio del sentiero 206 che da Malga Stavel porta al Rifugio Denza, organizziamo qualcosa da mangiare e prepariamo la macchina per la notte: dormiamo (o meglio passiamo la notte distesi) nella Golf di mio padre, in 2!
Mattina, non troppo presto, sveglia, colazione e zaino: oggi si sale al Rifugio Denza, sono 1000m di dislivello, li percorreremo molto lentamente, avremo bisogno di più di 3 ore per salire, con lo zaino pesantissimo, sacco a pelo, riserva di acqua e tutto l'occorrente per cucinare qualcosa oltre al necessario materiale alpinistico per affrontare la Presanella. Al ricovero invernale del Denza non c'è nessuno, siamo soli, ci sistemiamo comodi e organizziamo il pranzo, nell'arrivare al Rifugio i nostri occhi sono già puntati sul nostro obiettivo: vediamo delle belle serpentine in uscita dallo scivolo e ci rendiamo conto che qualcuno deve averlo fatto molto recentemente, il nostro morale migliora, dal parcheggio ci eravamo preoccupati un pò...Sarà alla nostra portata? Sarà soprattutto in condizioni? Sul ripido ci siamo fatti le ossa scendendo canaloni dolomitici: sciare 50° incassati tra bastionate rocciose in un canale di forse 3 metri di larghezza, non è sicuramente uno scherzo e forse è oggettivamente più pericoloso...ma questa volta è diverso, ci sono 150m a 55° da affrontare, il resto è a 50°, in fondo molla ma rimane non inferiore ai 45° e poi questa è una paretona intera, anzi no, l'impressione è che sia una montagna intera...solo a guardarla ti toglie il fiato, sei esposto al massimo: probabilmente è la cosa che si avvicina di più al volare, rimanendo però con i piedi "per terra". Siamo d'accordo che ci si dorme su, che possiamo sempre rinunciare e decidere di scendere la normale, ma ce la andiamo comunque a vedere. Il pomeriggio lo passiamo in branda per caricare al massimo le batterie, ci alziamo per cenare e organizzare lo zaino, ripassiamo un pò i paranchi per il ghiacciaio, poi usciamo, diamo uno sguardo alla parete, notiamo nel buio 2 lampade frontali che sembrano dirigersi verso il rifugio, accendiamo le nostre per farci vedere e segnalare la nostra posizione, ci vedono, sentiamo parlare, ma al rifugio non arriverà nessuno...mah! Alle 22.00 siamo definitivamente a letto.
La sveglia suona alle 3.30, prepariamo un caffè e mangiamo un paio di barrette di cereali a testa, con tutta calma alle 4.30 iniziamo l'ascesa. Seguiamo la bella traccia dei due che forse proprio il giorno prima hanno affrontato lo scivolo, decidiamo di salire la normale e non il canalone: in questo modo risparmiamo energie, non ci affatichiamo, lo scivolo è sciabile questo è sicuro. L'ascesa è molto piacevole, il panorama è bellissimo, il sole fa capolino quando stiamo oltre la Cima del Vermiglio, dalla Vedretta giunti ai 3000m di quota il panorama si apre a Nord e permette di riconoscere tutte le cime principali del Gruppo Ortles-Cevedale, siamo contenti e ci godiamo il momento, procedendo comunque a buon ritmo ma sempre senza esagerare, le gambe ci servono per dopo e in cima dovremo aspettare lo stesso per esser sicuri che la neve entri in temperatura. Arriviamo alla Sella Freshfield dove facciamo una breve pausa, si continua poi traversando tutta la cresta che dalla Sella stessa, passa sotto la cima del Vermiglio e giunge alla Presanella. Gli sci li togliamo solo nell'ultimo tratto ,quando la cresta diventa un pò troppo ripida e termina con qualche decina di metri su misto, niente di particolarmente difficile ma alpinistico e comunque delicato...almeno la linea che abbiamo seguito noi, molto diretta. Presumibilmente saremmo dovuti rimanere più a destra (dove per altro avevamo visto un ometto).
Arriviamo in cima contemporaneamente a due ragazzi partiti da Sud. Sono le 9.30, andiamo a guardare lo scivolo: entrambi entriamo in uno stato di grande indecisione: è proprio pendente ed esposto...e la neve? Quando sarà giusta da scendere? Parliamo...poco però, soprattutto pensiamo, nessuno di noi 2 è convinto al 100%, non si può sbagliare in una discesa del genere sennò non la racconti...d'altronde siamo qui per questo...che fare? Ci distendiamo sugli zaini e aspettiamo, ora è comunque troppo presto, bisogna aspettare che la neve molli. Quando gli altri due ragazzi partono verso Sud per la loro discesa alziamo gli sguardi, la neve è in temperatura ora e anche a Nord tutta la parte alta della parete ha preso il sole, lo prende già alle 7.00 di mattina, lo sappiamo....il momento è buono. Scendiamo la cornice e facciamo le prime facili curve se la neve non ci convince si torna indietro, quello è il nostro ultimo "check point".
Le prime impressioni sono molto buone, un generoso strato di bella polvere, però consistente, affondi e le lamine tengono...parte Andrea per il tratto chiave, che da lì fa già meno impressione che dalla croce di vetta, riconosci subito che è più di 50°, non hai bisogno di strumenti per misurarlo, l'occhio basta. Poi le parole del mio amico: "Carlo, è bellissimo", mi sento subito meglio, so che la porteremo a casa. Andrea va avanti un pezzo traversando verso sinistra, la parte destra della parete presentava accumuli che avevano portato la pendenza forse a 60°, poi qualche curva, tocca a me. Scendo, salto, un paio di volte sono costretto ad appoggiare la mano a terra. Conveniamo che è meglio non fare la curva saltata: non siamo in un canalone dolomitico, qui c'è spazio, saltare serve se non c'è spazio, qui è controproducente perchè il contraccolpo ti destabilizza, provo a non saltare, va molto meglio. Andrea va avanti verso la strettoia, dove vediamo affiorare ghiaccio sul lato destro, sappiamo che da lì in giù i giochi diventano se non facili, almeno più tranquilli. Effettivamente in quel punto ci sono solo una ventina di centimetri di neve, poi sotto il ghiaccio della parete, non si può far altro che derapare stando un pò attenti. Oltre la strettoia vediamo la fine del canalone e la pendenza diventa ben conosciuta e collaudata. Dopo la "giusta" tensione della parte alta, iniziamo una sciata senza pensieri, su una neve ottima, gli ultimi 100 metri a naso non sono più di 45°...si ricomincia a saltare la curva perchè ci piace...io sono rapito dal pendio, mi tengo sulla sinistra dove è ancora vergine e senza rendermene conto arrivo alla crepaccia terminale senza aver guardato dove mi sarei dovuto tenere per attraversarla. Mi fermo troppo basso per traversare senza dover scalettare, c'è un saltino di un metro, la crepaccia è stretta in quel punto, decido di saltare e raggiungo Andrea.
Fermo restando che da ogni montagna bisoga saper scendere in sicurezza, di solito le strette di mano e i sorrisi sono i rituali tipici della vetta quando si arrampica una via o si fa un'ascesa alpinistica classica: lo sci ripido ha effettivamente regole opposte, i sorrisi e le strette di mano ce le si scambia dopo la discesa...Ora possiamo liberare la nostra felicità, da un'idea è nato un sogno e oggi l'abbiamo realizzato. Ho sciato per la prima volta i 55° e soprattutto ho sciato veramente una gran classica dello sci ripido, Andrea in questo è più avanti di me avendo sceso niente meno che i 60° del Vallencant in Dolomiti, ma anche la sua gioia è incontenibile. Dopo le foto di rito riprendiamo la discesa fino al Rifugio, un tratto non breve dove purtroppo troveremo solo crosta dura: le gambe bruciano e entrambi finiamo un paio di volte per terra, ma non fa niente....qui si può cadere!
Al rifugio troviamo una coppia di tedeschi appena arrivati e scendendo avevamo notato due persone sulla via della Goulotte a destra del Seracco pensile, forse si tratta proprio dei due che avevamo visto fuori nella notte la sera precedente...chiunque fossero abbiamo pensato entrambi: di sicuro non sono dei gran organizzatori, passi salire alle 22.00 con le frontali e non arrivare al rifugio, rispetto per la scelta di bivaccare, ma trovarsi ora a metà parete su una via di ghiaccio alle 12.00 passate è decisamente da incoscienti...Anche noi ci dobbiamo muovere però per non essere a nostra volta incoscienti, al rifugio impacchettiamo tutto il più velocemente possibile, non ci togliamo nemmeno l'imbrago, c'è da tornare a valle e la neve è già stracotta, o ci muoviamo o rischiamo di rimanete bloccati quassù. Scendiamo che abbiamo la sensazione di essere veramente al limite della sicurezza, per i rischi oggettivi, peggio qui che in parete poco fa. Ma siamo veloci e in pochi minuti siamo in valle alla macchina. Ora ci possiamo cambiare con calma brindare con una birretta messa in fresco nella neve e ripartire. Forse per una serie di motivi organizzativi è l'ultima sci-alpinistica dell'anno, quasi sicuramente è l'ultima con Andrea per questa stagione, una stagione da incorniciare, che abbiamo vissuto quasi interamente insieme, scendendo ben 9 itinerari di livello e impegnativi... Ma soprattutto una stagione da ricordare per una bellissima amicizia, iniziata quando eravamo bambini all'asilo e che è rinata diversamente quando ci siamo ritrovati per questo grande amore comune...per le Alpi, per le Dolomiti e per la montagna.

martedì 1 aprile 2014

Antersasc, 2471m - Canale Nord

Secondo giorno di questa seconda fortunata spedizione in Dolomiti. Siamo nel Gruppo Odle-Puez, lasciamo la macchina a Longiarù che si raggiunge da San Martino in Badia. Non si tratta di una sciata estrema, la difficoltà è data a 4.1, il canale è sui 40°, forse in alto qualcosa di più, ma è sciabile, non stretto e ci ha regalato una neve fantastica per quasi tutta la discesa, anche sui pendii sottostanti in uscita dal canale, una bella polvere quasi immacolata. Al parcheggio, sci ai piedi risaliamo la Val d'Antersass, inizialmente fa molto caldo, poi nonostante un ritmo di ascesa non blando nel bosco la temperatura scende notevolmente, io mi ero già messo in maglietta ma sono stato costretto a indossare di nuovo il pile. L'ambiente circostante è bucolico, selvaggio, vediamo sfilare su una forcella un gruppo di camosci, io ne ho contati 9 in tutto, e uno di loro si è fermato sulla sella a tenerci d'occhio per tutto il tempo.
Mi sento in gran forma, vado veloce senza accorgermene e con la sensazione di poter correre ancora di più. Usciti dal bosco ritroviamo un bel sole caldo, la salita è molto piacevole e la temperatura gradevolissima. La vallata offre scorci di suggestiva bellezza: torrioni alternati da forcellette e canalini. Sentiamo ad un certo punto delle urla di entusiasmo e notiamo due scialpinisti scendere da uno di questi...deve esserci una gran bella neve e si stanno sicuramente divertendo parecchio, pensiamo! Arriviamo in cima coprendo i 950m di salita in due ore, non male come ritmo, breve pausa e poi partiamo a traversare in direzione del Piz Somplunt per imboccare il canale: si incontrerà una prima forcella, quella va superata, il canale in questione è il secondo che si incontra traversando. Dalla cima avevamo visto due scialpinisti dirigersi poco prima di noi, ma quando arriveremo la loro discesa sarà già bella finita.
All'imbocco del canale valutiamo la situazione, non c'è cornice...parto io per primo e memore della giornata precedente lascio gli sci ai piedi ma tiro fuori la picozza per i primi metri, poi mi accascio al suolo perchè ho dimenticato di chiudere gli scarponi, penso: porca bestia, sto giro non ne combino una giusta, anche gli altri due iniziano a parlare delle birre che devo pagare. Nel canale però mi rifarò: sia Andrea che Umberto faranno un bel volo a testa con capriola! Scherzi a parte: il canale si presta molto bene ad andare giù senza pensieri, ci si gode la sciata, sapendo che da lì a valle non ci sono nè sassi, nè corde doppie da fare, quindi si pò spingere un pò senza preoccuparsi troppo delle conseguenze. La neve è talmente bella che ognuno di noi trova difficile fermarsi a fare pause anche quando le gambe chiedono un momento di tregua! Solo nella parte in uscita dal canalone la neve è meno bella, ma poi usciti sui pendii sottostanti possiamo goderci uno slalom da sogno tra i tanti piccoli alberelli. arriviamo nel bosco e usciamo quasi subito sulla strada forestale che ci riporterà al parcheggio.
Più o meno è mezzogiorno, ottimo, possiamo mangiare qualcosa insieme per poi congedarci a me aspetta la solita strada 5 ore ma di domenica e ho il terrore di rimanere bloccato in più punti. Le mie poco speranzose previsioni si rivelano però sbagliate perchè a parte qualche cronico rallentamento sulla A8 il resto del viaggio fila liscio come l'olio e alle 20.00 sono già a casa! Probabilmente, anche per una mera questione di finanze questa rimarrà fino a Pasqua l'ultima uscita (vedremo, non è mai comunque detto). Poi spero nei 10 giorni a disposizione delle vacanze di vivere ancora qualche bella e ripida avventura!