lunedì 23 giugno 2014

Ago di Villacco, Spigolo Sud (Via Klug-Stagl)

Questo è il racconto della mia prima puntatina in Alpi Giulie a distanza di ben 3 anni, se si escludono le sciate sul Canin. Sono con Paolo a cui ho proposto di fare questa via insieme. Sono molto contento di passare da queste parti, anche solo per questi 5 tiri di corda: arrivare al rifugio Corsi costa due ore di cammino, quindi se lo scopo della gita è questa breve via, si potrebbe dire che non ne valga la pena. Per me è diverso: voglio vedere questo angolo delle Giulie che non conosco, voglio soprattutto godermi due giorni di pace e divertimento, arrampicare un pò e godere di un pò di silenzio.
Arriviamo al Corsi verso le 12.00, il tempo come il resto dell'intera settimana è molto variabile: momenti di sole si alternano a nuvole che minacciano di addensarsi, ma dal cielo in realtà non viene quasi giù niente. Dopo un corroborante pasto ci dirigiamo verso la palestra di roccia "Ignazio Piussi" a pochi passi dal rifugio: per arrivarci dobbiamo muoverci su un nevaio ripido che rende l'avvicinamento meno piacevole. Il programma di oggi è: arrampicare un pò, ma soprattutto non far stancare Paolo e ripetere insieme un pò tutte le manovre di cordata e fare un ripassino delle calate di cui avremo bisogno nel venerdì. Arrampico un bel tiro di 4c o 5a di 25m su roccia ottima, solida. Purtroppo non sono sicurissimo di quale via abbia effettivamente fatto in quanto la topografia disponibile al rifugio non è delle più chiare.
La sera al rifugio siamo soli con un nutrito gruppo di austriaci e l'aiutante del gestore dei Corsi, un personaggio, tedesco ma che vive nel tarvisiano da alcuni anni. Dopo la giusta quantità di cibo e vino rosso (ovviamente il concetto di giusto in questo caso è del tutto soggettivo), ci avviamo alle brande: il rifugio è umidissimo e non lesiniamo con le coperte. Dormo benissimo, una sorta di pace dei sensi. Venerdì, sveglia, colazione e senza indugi ci avviamo all'attacco dello spigolo. La via in questione è come detto molto breve, presenta due tratti più impegnativi: la prima fessura e la fessura dell'ultimo tiro. Non è una via difficile, offre una buona roccia e la fessura iniziale (V-) è protetta molto bene.
Risaliamo dal sentiero per facili roccette fino a trovare i due spit dell'attacco. Da qui si traversa a destra per qualche metro, un chiodo e poi si risale per arrivare alla base della fessura: la fessura ha un solo passaggio impegnativo che è proprio il primissimo, non appena si portano i piedi più in alto e ci si va ad "incastrare" opponendo la gambe il gioco è fatto, dalla relazione ci sono per 5m ben 5 chiodi, nè usero 2-3 al massimo fino alla sosta successiva per il semplice fatto che l'attrito dovuto al chiodo del traverso, pur allungando il rinvio era già per i miei gusti considerevole. Si sosta su un terrazzino comodo due due spit con anelli. Il secondo tiro risale un canale di 3° grado che sale leggermente obliquo verso destra, fino ad un tetto giallo strapiombante dove si traversa a sinistra per qualche metro in direzione dello spigolo, anche qui si sosta du due spit con anelli. Il terzo tiro risale la parete articolata a destra dello spigolo dove si può passare un pò dove si vuole, difficoltà anche qui basse, si sosta dopo 20 metri. Dalla sosta si continua per roccette a salti di roccia, difficoltà di nuovo basse e discontinue, qui forse si incontrano 2 chiodi a basta, 40 metri a alla base della fessura finale c'è la sosta. Si arrampica la fessura che è sicuramente di un buon 4°, qui si trova solo una spit dopo 5-6 metri sulla destra, quando la fessura muore la si lascia e si risale direttamente la breve parete sulla destra che offre un paio di passaggi aerei e davvero molto, molto belli da arrampicare, la protezione è buona penso di ricordare 3 chiodi per una tratto anche piuttosto breve. Quindi si sbuca in cima.
Paolo mi segue sempre, non saliamo velocissimi ma siamo sù senza intoppi. Il tempo non è bellissimo, il sole non ci ha accompagnato durante l'ascesa, solo nuvole, innoque ma io ho fatto l'errore di pensare che la maglietta mi sarebbe bastata, avrei fatto meglio a portarmi dietro la giacca in gore-tex non fosse altro per il vento. Discesa: ci si cala dalla cima alla forcelletta tra cima e anticima, 15m circa. Giunti alla forcella si deve guardare in direzione dell'anticima qualche metro più in alto: lì c'è un anello di calata, per arrivarci dalla forcella ci si deve arrampicare per qualche metro per la paretina che porta all'anticima. Da qui ci si cala nel ripido canalone tra anticima e ago in direzione Sud, quindi non sul lato delle vie sportive della palestra. calata da almeno 40m (nei miei ricordi). Si arriva ad un comodo terrazzino in cui si rinviene la calata successiva. Da questo punto è possibile con due mezze corde da 60m calarsi esattamente fino ai 2 spit dell'attacco della via: nel canale tra via normale e spigolo. Problema: si descrive così una curva, il percorso di calata diventa non lineare, molto articolato e a tratti appoggiato, con il risultato che c'è il rischio concreto che la corda si blocchi durante il suo recupero, come infatti è successo a noi.
Fortunatamente la corda si è bloccata dopo pochi metri di recupero quindi ho potuto agevolmente risalire l'ultimo tratto, ritornare sul terrazzo oltre al sasso incastrato, da quel punto è stato semplice recuperarla. Da qual punto si può seguendo la via normale anche rientrare agevolmente senza doversi calare (passaggi di 2+ in base a dove si scende, nel nostro caso dato il massiccio innevamento sicuramente abbiamo avuto meno possibilità di scelta). Si rientra quindi al sentiero o si ritorna all'attacco e con una calata di 30m si raggiunge il sentiero.
Rientriamo al rifugio per mangiare, il nostro rifugista ci offre anche una grappa che non si poteva rifiutare sebbene mi sia rimasta sullo stomaco per tutta la discesa, poco sotto la malga si fa trovare pronta la pioggia che ci costringe ad allungare il passo. Arrivati a valle, ritorna fuori un bel sole, regalando dei colori splendidi, soprattutto il verde intenso del bosco. Tre anni ci sono voluti perchè ritornassi una volta sulle mie Alpi di casa...Alpi selvagge e aspre che incantano con i loro paesaggi a volte severi, che purtroppo per ora conosco meno di molte altre! Spero veramente che non ci vogliano altri tre anni per ritornarci!

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