lunedì 1 settembre 2014

Torre Wundt, Via Valleferro (V) - Cadini di Misurina

La mattina seguente siamo d'accordo con Maurizio e Giorgio di andare a fare qualcosa in Dolomiti nel gruppo dei Cadini di Misurina...quale via esattamente non lo sappiamo ancora, lo decideremo strada facendo. La scelta dei Cadini è dovuta al fatto che a metà Settembre Andrea e Maurizio avranno un modulo dell'esame di istruttore regionale di Scialpinismo qui, ovviamente è un modulo di roccia. Si snocciolano le proposte durante il piacevole viaggio, con ben due pause caffè. Arriviamo ad Auronzo e le Tre Cime ci danno il buongiorno: passare di qua ogni volta mi emoziona, non mi stancherei veramente mai. Ci dirigiamo verso Misurina quando ormai le idee hanno preso corpo: Torre Wunt si dice, Spigolo Sud Ovest, via Valleferro.
Si tratta di una via relativamente breve sulle 3 ore per poco più di 200m di sviluppo, a con i primi due tiri impegnativi, esposti e pressochè interamente da proteggere, le soste invece sono su solidi anelli cementati. Lasciamo la macchina al parcheggio sotto il Rifugio Savio e partiamo per l'avvicinamento. Dopo un'oretta o forse meno siamo all'attacco, una cordata tedesca sosta al secondo tiro mentre noi ci prepariamo, una seconda cordata si appresta ad attaccare la via alla nostra sinistra su una profonda fessura. Io scalerò con Andrea, Maurizio e Giorgio costituiscono la seconda cordata...subito si pone il problema, chi parte? Ovviamente gli altri ci danno la precedenza, ora tra me e Andrea decidiamo chi attaccherà il primo tiro che è anche quello chiave. Io per rifarmi dall'errore sul Campanile decido che avrei fatto il primo tiro, Andrea è d'accordo. Il primo tiro risale una fessura a tratti strapiombante che impone un'arrampicata volta al risparmio di forze che serviranno per il tratto successivo: lascio un dado e un cordino su spuntone superando questo primo tratto di 4/4+ senza problemi...è comunque una bella ed efficace "sveglia", parto per il secondo tratto, mi dirigo verso in chiodo con cordino rosso posto sotto un leggero e appigliato strapiombo. Questo è il tratto di 5°: rinvio ma non sono sicuro si debba risalire lo strapiombo, la relazione dava una placca: la placca è poco più a sinistra. Ovviamente era giusto arrampicare la paretina strapiombante ma ben ammanigliata. Niente, mi muovo un paio di metri verso sinistra e provo a salire, ho solo una buona presa laterale per la mano sinistra, i piedi stanno uno in aderenza, l'altro su un piccolissimo scalino, la mano destra cerca qualcosa che non c'è...penso: beh forse non è di qua, è vero che è 5° grado ma di solito sul 5° grado gli appigli prima o poi li trovi, qui invece non c'è nulla. Torno sui miei passi, dove posso stare sugli appoggi in maniera abbastanza comoda e tasto le maniglie dello strapiombo: è vero sono buone, ma non mi piace arrampicare su strapiombo a meno che non sia un diedro o un camino, detesto l'arrampicata di forza. Chiedo ad Andrea di tendere la corda perchè voglio fare una pausa e riflettere: carico leggermente il chiodo che è piantato solo per metà e mi rendo conto che su quel chiodo non è una buona idea cadere, dubito mi terrebbe. Riprendo ad arrampicare e ovviamente mi riporto sulla placca verticale a sinistra. Questo tiro in questo punto mi ha tremendamente ricordato una via che avevo salito sul Giura Svevo presso il Wiesfels, una fessura di 6° grado, solo che quella l'avevo fatta da secondo: il punto chiave era, riuscire a piantare i piedi sfruttando la più piccola asperità per alzarzi e guadagnare una possibilità di presa: c'era una pinza ma era ancora troppo alta. Tenendo saldamente la mano sinistra sull'appiglio buono, porto i miei piedi poco a poco più in alto finchè la stessa presa diventa inservibile, poi noto una taglio diagonale che presuppongo poter caricare con entrambe le mani lateralmente da sinistra a destra, facendo forza con i piedi sulla parete per stare in equilibrio, così faccio e in questo modo alzo ancora di più i piedi. Ora sono al punto di non ritorno, sono in equilibrio solo perchè il mio corpo è completamente in tensione per mantenere la presa, riabbassarmi è impossibile, posso solo cercare di arrivare alla pinza. Penso alle protezioni messe: il chiodo non è buono, uno spuntone decente c'è e un dado pure, ma mi sentirei veramente tranquillo solo su chiodi decenti o spit. Prendo due respiri profondi, sono decisamente teso ma determinato ad uscirne senza ruzzoloni che a questo punto sono anche piuttosto rischiosi: afferro la pinza con la mano sinistra, tiene, ora la destra è libera di cercare qualcosa, vado verso destra con la mano e trovo una splendida lama rovescia. In quel momento capisco di aver risolto il tiro: sono ancora molto esposto ma perfettamente stabile e con facilità porto i piedi su una bella tacca orizzontale dove ci stanno solo le punte ma quanto basta per stare in piedi in tutta tranquillità, la parete si appoggia un pò cosicchè adagio il mio corpo su di essa e tiro un pò il fiato: è mia intenzione proteggere questa uscita anche per altre cordate, vado alla ricerca di un chiodo, ne prendo uno corto CAMP Universale e lo batto con decisione. Non è un gran chiodo, lo ammetto, ma dovrebbe bastare a garantire una pausa rilassante ad altri ripetitori del tiro tradizionale, rinvio. Da qui in realtà il tiro diventa facile, siamo sotto delle fasce strapiombanti gialle che vanno attraversate in diagonale verso destra a salire, c'è un altro chiodo con anello in realtà prima del traverso vero e proprio, poi nel traverso una bella clessidra e in uscita dal traverso una bella fessurona per un Friend grandino (quello Blu Black Diamond va bene). Si aggirano delle lame o s risale la parete a sinistra di queste in quanto offre roccia migliore, si dovrebbe sostare su anello resinato, sulla sua destra c'è però un'altra nicchia con due chiodi e un cordino bianco dove è anche possibile sostare, recupero Andrea e subito dopo partono Giorgio e Maurizio. Tutti risalgono lo strapiombo appigliato e tutti passati di lì e visto dove son passato io convengono che il mio non era assolutamente un 5- della relazione, c'è chi dice 5+ io mi sentirei di dargli anche il 6- (sulla base della mia esperienza personale che non è molto, so solo che la domenica prima avevo salito un 5b+ a vista e per metà sotto la pioggia senza batter ciglio).
Ricevo i complimenti di tutti: Andrea è molto fiero del mio tiro, Maurizio pure, lo ripeteranno a più riprese durante la giornata, Giorgio è quello meno espansivo. Io sono contentissimo della prestazione. Il secondo tiro lo affronto da secondo ed è una vera e propria goduria anche se ammetto che per il primo di cordata non è sicuramente un tiro banale: sono più di 30m verticali, senza protezioni, bisogna proteggerli completamente da soli sulla parete che è sempre ben appigliata e di roccia ottima ma che non molla un istante. Dal terzo tiro le difficoltà diventano disomogenee e generalmente più basse, soprattutto 3+, con singoli passaggi di 4-/4, poi un tratto di 1° e 2° e varie possibilità di uscita in cima.
Dalla cima il panorama è un altro bellissimo regalo della natura, le tre cime, la cima 11 e la Croda dei Toni, le 9 punte di Dobbiaco, i Cadini, il Nuvolau, l'Averau, le 5 Torri, il Cristallo (che io in un primo momento ho stupidamente confuso con le Tofane), la Croda Rossa d'Ampezzo. Dalla cima ci portiamo verso Nord vero la prima calata che si raggiunge abbassandosi di qualche metro (passaggi di 2°), da qui con 3 doppie piuttosto corte si raggiunge una parete appoggiata dove per facili roccette si riguadagna l'attacco della via. Rientriamo al parcheggio e concludiamo la giornata con una birretta accompagnata da un bel tagliere di salumi e formaggi. Io poi una volta a Udine, prenderò la macchina andrò a Latisana per salutare Marco e Monica, ma proprio toccata e fuga, per il Sabato vogliamo concludere in bellezza con una via in Slovenia sulle splendide Alpi Giulie...ma questa è una storia che non racconterò, non perchè non ne valga la pena ma perchè per pigrizia di quell'ultima gita non è stata scattata neanche una foto!

Campanile di Val Montanaia, via Normale (V)

Il simbolo delle Dolomiti Friulane per eccellenza: una splendida torre dolomitica isolata, nel gruppo dei Monfalconi. Al centro di un magnifico anfiteatro roccioso. Sembra il personaggio principale recitare sul paco di uno spettacolo teatrale: il campanile al centro, il pubblico lo circonda. L'idea di questa gita nasce un sabato mattina, grigio e piovoso di questo sfortunato Agosto 2014: sono a casa di Andrea appena rientrato dalla Germania e reduce da una simpaticissima serata alla Taverna dell'Angelo, dove ho incontrato un sacco di volti noti, del Rugby anche persone che non vedevo da anni. Sfogliamo i libri in cerca di idee per la settimana...tra le tante compare anche lui. Trovo nel mio amico un vero entusiasmo all'idea, è una gita che avrebbe già voluto fare da tempo ma non ne aveva ancora mai avuto l'occasione. Detto fatto, come sempre, sì...solo che c'è da aspettare il bel tempo. Solo nel Giovedì potremo dirigerci non senza dubbi verso Cimolais in Val Cellina: non senza dubbi per il fatto che la sera prima a Udine aveva piovuto a dirotto e che la mattina stessa durante il viaggio in macchina altra pioggia era caduta. Come sarà a roccia? Asciutta? Dobbiamo rinunciare del tutto o andiamo fin là e valutiamo? Arriviamo al parcheggio che si raggiunge addentrandosi in valle dal paesino di Cimolais, parcheggiamo e zaini in spalla partiamo per l'avvicinamento: da relazione 1,5/2h, noi in un'ora siamo all'attacco! L'avvicinamento non è gradevolissimo, si risale il greto di un torrente quindi il sentiero non è nè comodo, nè bello...però...però quando il campanile inizia a far capolino cambia la musica: una splendida e ardita torre, verso cui vagano le nostre fantasie.
Ci prepariamo e ci avviamo all'attacco risalendo alcuni gradoni rocciosi. Parte Andrea per il primo tiro che va a risalire la parete a destra di una fessura, le prime impressioni sono subito molto buone: la roccia è salda, non si muove nulla e ben appigliata, parto io per il secondo che va a superare un leggero strapiombo sul 4° grado e vado in sosta, Andrea riprende il comando della cordata risale un camino e traversa verso destra fino in sosta.
Qui parte il 4° tiro che porta con un lungo traverso al pulpito Cozzi su difficoltà molto basse. Giunti al pulpito Cozzi, tocca ad Andrea attaccare la famosa fessura. Tale fessura oltre a rappresentare il passaggio chiave per l'intera via è anche estremamente unta. Andrea attacca e subito appare chiaro che il passaggio è delicato, si può rinviare subito su un ottimo dado, e poi proteggere a fessura nuovamente con un Friend medio. Andrea piazza il Friend, poi si cala fino al pulpito per studiarsi i movimenti da fare, quindi supera molto elegantemente la fessura sfruttando come appoggio la lama affilata della fessura stessa, anzichè sostare terminata la fessura traversa per portarsi all'altro passaggio spettacolare della torre, il camino Glanvell che toccherà a me fare. Parto io sicuro di poter superare la fessura in modo diverso e cioè caricando la lama lateralmente e opponendo il piede destro sulla parete a destra della fessura. Inizio a salire, porto piano piano i piedi in alto e poi afferro sicuro la lama sopra di me e la sensazione è pessima: la lama è untissima, porto il piede destro dove lo volevo portare e carico per innalzarmi, senonchè le mani mi scivolano e mi parte il piede sinistro, scivolo ma mi tengo con tutte le mie forze alla lama. Mi riporto in assetto e riprovo allo stesso modo: scivolo di nuovo, a questo punto però le mie braccia sono stanche, dal momento che sono secondo mi lascio andare per riposare. Sono molto dispiaciuto, è la prima volta che mi succede per altro su un grado che padroneggio bene e su cui mi sento sicuro. Penso, beh ecco se fossi stato primo di cordata sarei volato: certo un volo di un paio di metri ma che con tutta probabilità mi avrebbe fatto sbattere sul pulpito con i piedi. Niente è andata così, niente Rot Punkt ma devo superarla lo stesso: cambio tattica, guardo dentro la fessura e noto un bell'appoggio appena più in altro del punto in cui ha messo il piede Andrea. Riparto, copio la tattica del mio amico e sposto il piede destro sul nuovo comodo appoggio appena trovato: sono stabile e posso proseguire con tranquillità, un paio di movimenti ancora e sono fuori. Traverso per raggiungere Andrea: un traverso non difficile ma molto esposto e mi porto sotto al camino strapiombante. A vederlo da sotto è veramente impressionante, siamo in due in questa piccola nicchia, alle nostre spalle il vuoto, sopra di me 10m di camino di 4°/4+ con un chiodo solo e il pensiero dell'errore appena fatto. Non mi lascio intimorire e prendo l'occasione come una bella possibilità di riscatto: parto trovando subito una bella presa e porto in alto i piedi, da lì rinvio e riparto sicuro: il camino è così bello che dà la possibilità di fare un'arrampicata veramente elegante, come si trattasse di una via indoor, una sequenza di movimenti che sembrano quelle pensate da quelli che preparano le vie in palestra, solo che qui siamo su una bellissima via alpina. Mi mangio il camino rinviando su un chiodo poco sopra al Friend incastrato presente e dato dalle relazioni. Esco fuori su ballatoio dove rinvengo la sosta e sono nuovamente molto contento. Recupero Andrea. Gli ultimi due tiri si svolgono su una parete articolata su difficoltà molto basse, in compenso qui qualcosa si muove e appoggi e appigli vanno prima testati a dovere prima di affidarsene. Siamo in breve in cima. Il panorama è incredibile: intorno a noi, su ogni lato il vuoto, una sensazione unica. Diversa a altre torri che ho scalato in passato perchè pur avendo una cima piccola e isolata erano sempre nelle immediate vicinanze di una qualche altra parete o torre, qui invece in ogni direzione di sono decine e decine di metri di aria sulle parete più vicine che diventano centinaia di metri verso il bivacco Perugini e chilometri verso Sud. Per altro incredibilmente non ci sono altre cordate sul campanile, quindi possiamo goderci il momento da soli. La luce ancora una volta quella del tardo pomeriggio, sono circa le 17.00, la temperatura piacevolissima, il panorama e il pensiero di "aver fatto anche questa": siamo contentissimi.
Dopo le dovute scampanate e la firma sul Libro di vetta, le solite foto e il solito video ci prepariamo per la serie di calate per tornare a terra. Le calate sono 4: due sulla parete articolata degli ultimi due tiri che riportano al ballatoio, la terza più lunga e molto esposta che porta sulla terrazza Nord (ci si cala letteralmente nel vuoto per quasi 40m) e l'ultima più breve ma a sua volta verticale che porta ad un canalone ghiaioso che si ridiscende per sfasciumi e roccette verso Est e che riporta esattamente all'attacco.
Da qui zaini in spalla corriamo come consueto fino a valle, un camoscio ci tiene compagnia e vedremo 3-4 cordate salire alla volta del bivacco. Torniamo alla macchina e ovviamente concludiamo la giornata con una bella mangiata a Barcis, potendo godere anche di uno splendido tramonto sul lago. Rientriamo a Udine verso le 22.30, ci salutiamo e complimentiamo a vicenda e ci diamo appuntamento al giorno successivo per un' altra arrampicata. Obiettivo la via Valleferro che risale lo spigolo SO della torre Wunt nel gruppo dei Cadini di Misurina....altra gran bella via con i primi due tiri esposti e verticali dove mi riprenderò con orgoglio il mio 5° grado, ma questa è un'altra storia!