domenica 18 gennaio 2015

Cima Forca Rossa, Pelmo - Scialpinismo

Niente da fare, la neve in Dolomiti non è arrivata: troppo freddo negli ultimi giorni del 2014, nessuna precipitazione che dipingesse di bianco il paesaggio, ironia della sorte, a Nord della cresta di confine gli austriaci fanno festa con decine di cm di neve nuova...per me rientrato in Italia dalla Germania è una gran bella fregatura. Ma...ma, ci sono sempre le soluzioni: primo, salire di quota, secondo cercare itinerari riparati dal sole ed esposti a Nord. Andrea come sempre ha la soluzione pronta: la Forca Rossa del Pelmo regala neve anche in periodi di magra, magari non è eccezionale ma è sicuramente sciabile. Ancora una volta mi devo affidare al mio amico e accetto la proposta, una gita di inizio 2015 la dobbiamo proprio fare. Parto dall'Alpe di Siusi e raggiungo La Villa in Val Badia, qui trovo Andrea e dopo una veloce colazione partiamo alla volta della nostra meta, il Pelmo. Quindi facciamo passo Valparola e Falzarego, scendiamo verso Arabba quindi proseguiamo in direzione Belluno, ancora un bivio (non si segue per Alleghe) e arriviamo all'obiettivo, posto sulla salita che porta al Passo di cui non ricordo il nome che porta in Val di Zoldo.
Nella parte alta c'è neve, beh questo lo avevamo appurato già a Capodanno visto che il primo Gennaio abbiamo fatto una sorta di passeggiata sugli sci dal Rifugio Croda da Lago fino alla forcella posta tra il Picco di Mezzodì e la Croda da Lago stessa, così per rimediare ai bagordi dei festeggiamenti in Rifugio, eravamo già partiti con l'idea che si potesse fare. Arrivati al Parcheggio però ci rendiamo subito conto che con gli sci non arriveremo in discesa fino alla macchina: in tutta la parte bassa emergono rocce e lo strato di neve è troppo sottile ed inconsistente, sopra invece, magari troveremo neve ghiacciata, crosta e lastroni ma potremo sicuramente scendere sci ai piedi. Risaliamo il pendio stando un pò attenti a non rovinare sci e pelli dallo sfregamento sulle rocce semi-nascoste, dopo aver risalito un 200m le cose migliorano, mentre risaliamo portandoci sotto la parete Nord di questo vero e proprio gigante.
Questa montagna è veramente possente e gigantesca, un blocco compatto. Tutto quello che la circonda sembra ingannevolmente minuscolo: il pendio sembra corto e stretto ma quando lo terminiamo le macchine nel parcheggio sono diventate dei piccoli punticini lontani, il cono nevoso alla base del canalone sembra pure insignificante, risaliamo il canalone e ci sembra di poter arrivare alla forca con pochi zig-zag, ma anche qui ci sbagliamo. Giunti alla forca Andrea mi dice, forse quelle cenge appoggiate sulla parete Nord-Est del Pelmo che sembrano dei gradoni potrebbero perfino portare in cresta, forse anche abbastanza agevolmente, si da arrampicare ma fattibile, forse....ma anche qui quando riguarderemo quella parete dalla cima della Forca Rossa, cambieremo subito idea. Lo stesso pendio Est della Cima Forca Rossa, ci dà l'idea di poter essere risalito in pochi istanti, mentre ancora da sotto la cima, guarderemo la forcella e i nostri sci e zaini, minuscoli e incredibilmente lontani. Ecco ho già raccontato tutta dell'ascesa, il pendio finale per la cima non è da sottovalutare, abbiamo trovato neve di tutti i tipi: ghiacciata, lastre, inconsistente, crosta. Non va preso sottogamba. Dalla cima più che dalla Forcella il panorama è grandioso, a causa della cornice che ci impedisce di guardare verso nord, concentriamo i nostri sguardi e Est e Sud Est e riconosciamo tante delle nostre Alpi Friulane, termine che non esiste ma che intende raggruppare le Dolomiti Friulane, le Carniche e le Giulie insieme per riassumere: il Montasio e il Canin sono visibilissimi anche le Giulie slovene fino al Krn, in primo piano invece i Monfalconi, la Cima dei Preti e il Duranno che da qui nella sua forma ardita ricorda proprio un Cervino in scala più piccola.
Non abbiamo avuto un raggio di sole che fosse uno oggi, siamo a ben oltre 2700m che è l'altezza della Forca ma tutto sommato non fa freddo e non siamo esposti al vento che invece si infila forte attraverso la forcella. Dopo le varie pause tecniche, una barretta un sorso di liquidi, le foto, insomma le care e giuste abitudini, inforchiamo gli sci e ci prepariamo a scendere. Discesa: il canalone non ha sicuramente neve da cineteca, ma tutto sommato si può scendere in sicurezza e godendo anche di qualche bella curva anche se le lstre ventate ora qua, ora là danno fastidio. Usciti dal canalone iniziano i dolori: lastroni compatti, tratti di neve ghiacciatissima, non è terreno difficile, ma la sciata diventa tutt'altro che un piacere. Il pendio finale mentre si scende diventa sempre peggio, cerco sempre i tratti con la neve più dura e compatta, meglio sentire le lamine grattare ma scivolare sulla neve che rompere la crosta e finire gambe all'aria con il sedere per terra. Più in basso ancora le rocce appena nascoste dalla sottile coltre di neve obbligano a prestare molta attenzione: prenderle significa capitombolo garantito. E poi inevitabilmente: sci via e si finisce la gita a piedi al parcheggio. Certo raccontata così sembra un disastro: non voglio dare un'impressione sbagliata. La gita è una bella gita e meno male che pur con condizioni pessime in Dolomiti come quelle attuali, rimane una gita fattibile, quindi arrivati alla macchina siamo entrambi molto contenti di questo primo exploit del nuovo anno. Per me finalmente anche una gita in ambiente dopo una lunghissima e forzata pausa, spero sia di buon auspicio per i prossimi mesi!