giovedì 28 maggio 2015

Torre Grande Cima Ovest, via delle Guide + Torre Grande Cima Sud, via Normale

Dopo un brusco ritorno dell'inverno che ha riportato la neve quasi ovunque oltre i 2000m in Dolomiti, decido con Andrea di passare una giornata ancora una volta in 5 Torri. Così mi ritrovo a distanza di due settimane di nuovo in questo bizzarro gruppo dolomitico che fin'ora avevo sempre un pò escluso quasi snobbandolo dalle mie mete, preferendo obiettivi più altisonanti. Non sono in forma smagliante in arrampicata e a rendere il tutto più difficile è che sono reduce da un matrimonio decisamente impegnativo e non sento proprio di avere il livello di concentrazione e soprattutto di motivazione giusto per andare in parete. Ho comunque voglia di fare del movimento: riprendere possesso del mio corpo e spero anche che l'appetito verrà mangiando.
Poco da riportare: la prima via presenta un solo passaggio impegnativo (impegnativo per l'arrampicatore medio come me) un singolo passo leggermente strapiombante di IV+, proprio poco dopo il traverso che si compie dopo la prima sosta. Per fortuna mia Andrea è in vena di andare avanti combinando primo e metà del secondo tiro. Scuoto la testa sperando di ritrovare confidenza con la roccia e più che altro la testa per andare da primo. Giunto in sosta vado avanti io su difficoltà più basse, continuiamo alternandoci ma ora siamo sempre in relax, visto che la via rimane tra il 3° e il 4° grado e vista anche la qualità della roccia ottima quasi ovunque. Dalla cima ci caliamo arrivando nella gola tra Cima Ovest e Cima Sud, intercettando quindi la normale di quest'ultima. Il mio amico, motivato come sempre mi convince ad approfittarne e a scalare anche questa seconda torre di cui in effetti rimangono solo un tiro di camminata e il tiro chiave che porta in cima. Il camino di IV- è interessante, non l'ho trovato banale o meglio avendo lo zaino l'ho trovato al più un pò scomodo.
Dalla cima ci caliamo lungo la normale, quindi prima alla base del camino e poi nella gola dopo un tratto a piedi e su facili roccette. Una volta scesi alla macchina ripartiamo entrambi per Bolzano, facendo i passi Falzarego, Valparola e Gardena: la neve caduta la settimana scorsa farebbe quasi venire voglia di mettere gli sci un'ultima volta magari in Marmolada. Staremo a vedere: io spero solo di riprendermi, andare ogni tanto in palestra ad allenarmi perchè se questi sono i presupposti per l'estate avrò ben poco da scrivere nei prossimi mesi!

domenica 17 maggio 2015

Zuckerhütl (3507m) e Wilder Pfaff (3456m), Scialpinismo in Stubai

Dopo un anno abbondante ritrovo Denis per una gita in montagna, lui questa volta è in compagnia della sua ragazza Ariane. Appuntamento alle 8.30 alla Mutterbergalm, partenza degli impianti dello Stubaiergletscher. Io arrivo diretto da Bolzano, è poco più di un'ora e mezza di macchina per altro con una pausa colazione all'ormai solito autogrill di Bressanone. Sono molto contento di rivedere il mio amico dopo ormai 5 mesi abbondanti, effettivamente ne abbiamo fatte di gite insieme, ci stava questa giornata. Il meteo è a sud della cresta di confine molto bello, non appena oltrepasso il Brennero, nuvole, nebbia e anche qualche goccia di pioggia. Le previsioni però parlano di schiarite e di alta pressione, sono fiducioso che il sole lassù splende. Arriviamo con gli impianti all'Eisjoch, quindi scendiamo in territorio altoatesino con gli sci lungo il Gaisskarferner, oltre i 3000m il sole è protagonista: un manto di nuvole avvolge le vallate e svettano libere nel cielo solo le cime di questo paradiso dello sci.
Pelli sugli sci e risaliamo verso e poi sul Pfaffenferner per arrivare al Pfaffenjoch. Ci sono diverse altre persone che come noi approfittano di queste belle condizioni. La linea di salita è molto logica ed evidente i pendii sono sempre docili. Sbuco sul Pfaffenjoch precedendo di qualche minuto Denis e Ariane. Qui iniziano a frullarmi i pensieri di salire entrambe le cime: Pan di Zucchero e Cima del Prete, il piano originale avrebbe previsto solo la seconda. Ricongiunto il gruppo manifesto l'idea e Denis che il Pan di zucchero l'ha già fatto mi impresta la picozza dicendomi che ne avrei avuto bisogno, io i ramponi li ho portati, quelli sono sicuramente un must, ma pensando di fare solo il Wilder Pfaff la picca l'avevo lasciata in macchina. Riparto quindi con un buon ritmo verso il mio nuovo obiettivo.
Risalito un pezzo della cresta nevosa, la cresta Est, si arriva alla base di un canalino nevoso cove è presente una corda fissa. Questo tratto si presenta piuttosto ripido e con la neve a questa ora non più così solida, comunque ancora buona, richiede una certa attenzione, alcuni passaggi sono sicuramente insidiosi se presi con leggerezza. Risalgo comunque con una certa velocità, non voglio far aspettare gli altri troppo e vorrei riprenderli sulla cima del Wilder Pfaff. Arrivo in cima dove scatto un paio di foto ad una folta comitiva che mi ricambia il favore e riparto molto velocemente per la discesa sempre però prestando particolare attenzione. Sci ai piedi scendo su neve da cineteca fino ad intercettare la traccia che in breve porta alla cima del wilder Pfaff. Pelli di nuovo ai piedi e arrivo in cima proprio mentre Denis e Ariane di apprestano a scendere, mi dicono che sarebbero andati avanti perchè io sarei stato comunque più veloce nella discesa.
Io in cima mi godo qualche minuto, visto che lo Zuckerhuetl l'ho fatto veramente in velocità. Un breve filmato un boccone di Muesli, un sorso d'acqua, i semplici gesti e riti. Il panorama è mozzafiato, la temperatura è piacevolissima, si sta bene in maglietta ma nonostante questo la neve è in ottime condizioni. Dall'Eisjoch al Wilder Pfaff passando per lo Zuckerhuetl ci ho messo poco meno di 3 ore e mezzo, solo il Wilder Pfaff è dato a 3 ore, quindi effettivamente sono stato veloce, ma cosa più bella ho sentito il mio corpo rispondere bene, mi sentivo in forma, anche la quota non è stata un problema eppure partivo dai 200m di Bolzano! Mi rimetto gli sci e mi preparo per la discesa, i pendii molto dolci purtroppo non regalano grandi emozioni. Ripasso dal Pfaffenjoch, intorno ai 3000m le nuvole chiudono la vista mentre proseguo la discesa. Le tracce sono motlo evidenti e anche il percorso è logico quindi pur ocn bassa visibilità non incontro problemi. Qui la neve però pur rimanendo consolidata e sicura è molto bagnata e collosa. Intercetto Denis e Ariane mentre mettono sù le pelli per risalire il Gaisskarferner. Si tratta di fare un 100-150m poi si arriva ad uno skilift che serve la pista più in alto. Gli sciatori scendono più in alto per rimanere nell'area sciistica, lo skilift scende però molto più in basso consentendo così agli scialpinisti di risparmiarsi 100m di risalita. Una cosa tutto sommato simpatica, specie perchè effettivamente mi rendo conto di iniziare ad accusare un pò di stanchezza! Non sono ancora rientrato in gran condizione anche se mi sento soddisfatto.
Siamo di nuovo all'Eisjoch, non ci rimane che scendere le piste fino alla stazione dello Gamsgarten (se non ricordo male il nome). Qui il sole è protagonista, panorama fantastico, i ricordi viaggiano contemplando l'Ostlicher Daunkogel, da qui sembra una vetta proprio ardita, effettivamente è stata una bella gita allora. Ci vogliono due Johannisberschorle per reidratarmi a dovere, sono le 15.30 quindi riposati, rinfrescati e contenti scendiamo al parcheggio. Qui la sensazione è come quella di due anni fa: si sta bene, c'è il sole, le persone intorno sono sorridenti, tutti hanno passato una bella giornata, ci si libera dall'attrezzatura e con calma e pace ci si riveste, godendo del sole e dell'aria pulita...veramente la pace dei sensi. Mi congedo da Denis ed Ariane, io torno diretto a Bozen, loro si fermeranno qui per la domenica. Mi ha fatto piacere rivederli. Riparto contento come un bambino. Grazie a questa gita ho salvato un pò una stagione che per diversi motivi è stata molto povera di avventure. Ma va bene così. Forse se questa fosse stata solo l'ennesima gita me la sarei goduta di meno, così è diventata un pò un premio per i mesi passati. Ora iniziamo anche a guardare l'estate, forse gli sci ora sono veramente da mettere in cantina...anche se non si sa mai!

domenica 10 maggio 2015

Torre Inglese, via normale (IV-) ...e pomeriggio sciatina!

Se è vero che alpinisticamente parlando questa sicuramente non è una gita con la G maiuscola, tuttavia merita di essere raccontata perchè è stata proprio una giornata bellissima e rigenerante. Partiamo già dal viaggio: sono le 6.30 di mattina e mi trovo sull'autostrada A23, poco prima di Gemona, solita tratta non solo della mia nuova vita ma anche di quella precedente! Il Friuli si riempie di primavera, un verde rigoglioso, intenso tinge le colline e la strada punta dritta verso le montagne. Arrivo a Sappada e la valle è già avvolta in un bellissimo sole mattutino, le cime brillano e io sono so che questo è un giorno speciale, sì perchè arrivato a Santo Stefano, non girerò a destra per il Comelico, ma a Sinistra verso Auronzo dove troverò Paolo: galleria, lunga poi sono fuori, mi immetto sulla strada principale appena qualche secondo ed eccole lì, le Tre cime di Lavaredo svettano maestose a dominare il cielo...questa strada, passando poi per il Passo 3 Croci è sicuramente una di quelle a rischio incidente perchè non si può proprio evitare di guardarsi un pò intorno, fermarsi sarebbe un problema, non si arriverebbe più a destinazione! Ad Auronzo trovo Paolo, dopo il caffè di rito ci dirigiamo verso Cortina e saliamo verso passo Falzarego. Il nostro obiettivo sono le 5 torri: l'idea sarebbe quella di fare una o due vie corte e semplici. Dietro con noi abbiamo di tutto: materiale da roccia e scialpinismo.
Risaliamo in macchina la strada che porta al Rifugio 5 Torri, parcheggiamo, ci sono diverse altre macchine, alzo gli occhi e individuo subito già 3 cordate sulla Torre Grande, per altro gente brava, io sono a digiuno di arrampicata da Gennaio non tocco roccia e non intendo andare oltre al 4° grado! Seguiamo il sentiero ad anello che gira intorno alle torri e dopo poco arriviamo anche all'obiettivo: la Torre inglese. Si tratta di una via di due sole lunghezze con uno sviluppo che arriva forse a 60m. Ci prepariamo e insieme facciamo un bel ripasso delle corde doppie in modo da non aver dubbi una volta in cima, quindi parto: la prima lunghezza si sviluppa su una fessura-camino valutata IV- che ci sta sicuramente, la roccia salda ovunque è un pò levigata nella parte bassa. In tranquillità ma tutt'altro che sciolto nei movimenti e nella confidenza con l'elemento roccia risalgo fermandomi di quando in quando a cercare prese e appoggi: penso di essere ridotto veramente male ma almeno oggi ho interrotto un digiuno, tra i due chiodi cementati che proteggono il primo tiro sento di voler integrare con qualcosa, cerco tra i miei friends, ne provo 3 prima di trovare quello giusto e anche lì il mio morale si abbassa, penso a quante me ne avrebbe dette Andrea...Comunque giunto ad un anellone cementato, forse una sosta vecchia o aggiuntiva boh, la relazione dice di portarsi a destra e risalire una fessura. Traverso mi ci porto sotto: ad occhio è ben appigliata ma un pò strapiombante e per i piedi vedo poco: penso, ma non doveva essere un IV-?! Effettivamente per le mani c'è gran bella roba ma per i piedi bisogna andare in aderenza. Passato questo ostacolo sono su terreno facile e in breve raggiungo la sosta, recupero Paolo e ci prepariamo per il tiro successivo, che sappiamo essere più facile III+, vedo i chiodi cementati, la parete è appoggiata e si presenta molto bene: infatti il secondo tiro è molto bello, roccia compattissima, solida, ci si può veramente godere la progressione. Arrivo in cima e in sosta, recupero Paolo, un paio di foto, la meticolosa preparazione per le doppie. Due calate con calma e ritorniamo alla base. E ora? Ora viene la parte divertente: potremmo fare una seconda torre, MA...abbiamo con noi gli sci! Quindi decidiamo di tornare alla macchina, scendere e portarci al parcheggio degli impianti che portano al Rifugio Scoiattoli, solo un paio di km più verso il Passo e rifugio che per altro serve le 5 Torri, infatti al mattino girando intorno a questi blocchi bizzarri che sembrano una partita a scacchi interrotta già lo avevamo a tiro.
La pista sappiamo essere ancora innevata, sono un 400m di dislivello. Inforchiamo gli sci e con calma risaliamo la pista dove effettivamente la neve si presenta bene: compatta e perfettamente trasformata. Arriviamo al rifugio scoiattoli, tira un pò di vento ma nel complesso si sta benissimo, il sole è il protagonista: la Tofana di Rozes si staglia dietro di noi con le sue canne d'organo, di fronte a noi l'Averau, poi a sinistra i Lastroni di Formin, sbuca anche il Pelmo, poi le crode della Croda da Lago, Antelao e Sorapiss...insomma un panorama di tutto rispetto! Dopo una pausa inforchiamo gli sci ed è il caso di dirlo ci godiamo fino in fondo questa neve splendida, specie nella parte alta dove abbiamo potuto veramente tirare delle gran belle pennellate. Giornatona insomma: arrampicata la mattina e sci al pomeriggio! Tornati alla macchina saliamo al Ristorante Bar da Strobel poco sotto Passo Falzarego, per una Radler. Quindi ci salutiamo.
Per me la magia della giornata non è ancora finita perchè da qui per tornare a Bolzano dovrò purtroppo ancora fare quella bruttissima e noiosissima strada che passa il Passo Valparola, scende in Val Badia, risale a Passo Gardena e scende in Val Gardena....inutile dire che il panorama era eccezionale, la Marmolada, le Conturines, mentre sbuca il Sella lo sguardo va alla ricerca della Val Scura del Sass Songher, ma non può fermarsi lì perchè là in fondo il Sass de Putia si staglia isolato, richiama gran bei ricordi e pretende lo sguardo per sè. Poi una volta scesi la paretona del Sass de la Crusc e poi il Sella in tutta la sua forza...ed è meglio che non scriva oltre perchè ce ne sarebbe ancora da qui fino a Selva. Tutto qui, nella sua incredibile semplicità, una fantastica domenica in Dolomiti.