lunedì 9 gennaio 2017

L'appetito vien mangiando: Gola Nord Est allo Jof Fuart, invernale

Dopo l'inevitabile entusiasmo per la salita allo Jof di Montasio, via canalone Findenegg (si sà l'appetito vien mangiando): si sono buttati giù subito alcuni pensieri per qualche altra salita invernale. Ed è così che è nata l'idea per questa nuova scalata: la Gola Nord Est allo Jof Fuart, storica via di Kugy. Itinerario che non è da considerasi nemmeno in estate una via ferrata a tutti gli effetti, figuriamoci d'inverno. La Gola Nord Est viene anche sciata quando le condizioni lo permettono, costituendo di fatto una Signora discesa, di quelle per pochi. In questo momento l'innevamento non è neanche lontanamente sufficiente per una discesa, ma l'assenza di neve nei tratti di avvicinamento, rendono l'itinerario meritevole di essere salito, facendo sì che il canalone sia di fatto una salita di misto su neve e ghiaccio, ma permetta anche un avvicinamento e discesa sui tratti non alpinistici veloce ed agevole, condizioni necessarie per affrontare in giornata una gita di questo tipo, a meno di non chiamarsi Ueli Steck. D'obbligo l'aver posizionato due macchine rispettivamente in Val Saisera e sul parcheggio di servizio del Rifugio Corsi, dall'altra parte del massiccio: riassumendo 1800m di dislivello in salita e 1600m in discesa.
Partiamo Sabato sera da Udine e ci dirigiamo al parcheggio che serve il Rifugio Corsi, situato quasi sulla strada che da Sella Nevea conduce a Cave del Predil, qui lasciamo la mia macchina e ci dirigiamo a Tarvisio per una pizza con il Westfalia di Andrea, da lì ci trasferiamo in Val Saisera e parcheggiamo al parcheggio che serve il Rifugio Pellarini. Sveglia alle 5.00 poi spostata alle 5:30 per l'ahimè necessaria inerzia a convincersi di voler veramente uscire al buio a -12°C: passato il comprensibile momento di difficoltà, alle 6.30 le lampade frontali ci guidano attraverso il sentiero CAI 616. Il parcheggio è posto a poco più di 800m, la prima tappa è il rifugio Pellarini situato a 1499m. La strada forestale e il successivo sentiero sono evidenti ed elementari, lo sviluppo è comunque considerevole. Al rifugio entriamo nel ricovero invernale per cambiarci e indossare gli scarponi rigidi (veramente consigliabile portarsi dietro delle scarpe da ginnastica per ritardare l'uso degli scarponi). Da qui in un'ora raggiungiamo l'attacco: tutto in assenza di neve, solo qualche tratto ghiacciato in corrispondenza dell'arrivo al rifugio. Attacchiamo effettivamente intorno alle 9.20. Per imboccare la Gola Nord Est bisogna prima salire il Piccolo Jof che è di fatto un avancorpo roccioso che sbarra il naturale sbocco della gola creando due nevai laterali. La traccia per la gola è posta in corrispondenza di quello di destra che va anche parzialmente risalito, motivo per cui ci dotiamo di picca e ramponi e ci leghiamo in cordata. Lasciato il nevaio per una evidente cengia la si percorre interamente da Ovest a Est, finchè questa non muore in corrispondenza di un camino che si risale (presenti cavi e scalini di legno, cioè pezzi di legno giusto appoggiati sui fianchi del camino stesso, comunque affidabili). Tratto da percorrere con attenzione, non lo abbiamo trovato affatto banale, si guadagna quota e compare la neve, per canalini e spalloni via via più innevati raggiungiamo il culmine del piccolo Jof e ci buttiamo nella gola vera e propria.
Nella gola abbiamo sempre arrampicato su neve e ghiaccio, la pendenza non è eccessiva, qualche tratto lo si percorre in piedi, ma i punti più tecnici e delicati non sono mancati. Giunti ad una evidente nicchia è d'obbligo deviare a sinistra e risalire i pendii nevosi per aggirare la stessa e risbucare un paio di decine di metri più in alto per rientrare di nuovo nel canalone, ancora un pò di metri e la gola si strozza, la "linea bianca" si interrompe in corrispondenza di un grosso masso incastrato che abbiamo superato sul lato destro: non ci è chiaro dove si passi d'estate in quanto le attrezzature e le marcature erano ovviamente scomparse sotto la coltre di neve. Questo si può considerare il passo chiave, in quanto il canale termina impennando decisamente per poi offrirci una parete di ghiaccio leggermente strapiombante che va scavalcata di forza. Io e Andrea ci alterniamo nella conduzione ma quel passo tocca a me: non senza la dovuta preoccupazione. Andrea sosta piantando le picche nel pendio compatto e solido, io salgo, lascio prima un cordino su una clessidra di ghiaccio, mi alzo e sotto lo strapiombo riesco a trovare un buono spessore di ghiaccio per una vite. Ci provo: pianto con forze le picche che sembrano tenere bene e provo a alzarmi, ci riesco, sposto quindi più in alto le picche, la destra sembra buona la sinistra meno, provo a spostare il piede destro per scavalcare il bordo strapiombante, ma la mia attenzione è tutta sulle picche e quando la sinistra parte, cado pure io. Niente di grave, sono venuto giù di poco più di 1m. Ci tenevo però a passare e quindi non ho proprio pensato di lasciare Andrea a risolvere il tiro, riprovo, stessi movimenti, solo che ora riesco a mettere le picche più in alto oltre lo strapiombo dove riesco a trovare un ottimo grip. Passo, mi rendo conto che nella caduta la picca destra che era ovviamente legata con la longe all'imbrago è passata sotto la corda, risultato: sono bloccato e in equilibrio precario. Non so con quale forza sono riuscito e tenere la picca sinistra mentre con la mano destra sono riuscito a disimpegnare la picca e a liberarla dalla corda. Ora non mi ferma nessuno: esco, ancora pochi movimenti delicati e sono fuori...e con mia grande felicità, alzo gli occhi e vedo una sosta (chiodo+spit e cordone, più in alto ancora per me irraggiungibile un altro spit e cordino e maglia rapida): decisamente in alto rispetto al pendio, segno che la neve nel canale è ancora poca e questo ha senz'altro contribuito a rendere più ostico anche il passo appena descritto. Recupero Andrea, siamo quasi alla fine della gola.
La gola vera e propria non va salita tutta: quando si giunge a ridosso delle pareti gialle strapiombanti, proprio appiccicati alle pareti si inizia a traversare verso destra (ma bisogna arrivare fin lì e non farsi tentare dall'idea di iniziare prima), sono 100/150m di salita in diagonale su terreno nevoso esposto, ci siamo volutamente tenuti sempre a ridosso della parete per poter sempre mettere almeno un friend e proteggere la progressione. Alle fine del traverso compare il canalino di uscita: sono gli ultimi 50-60m, la pendenza inizia a diminuire, la stanchezza si fa sentire ma ormai sappiamo che l'uscita è vicina. Arriviamo all'uscita alle 14.30. Da qui alla cima ci abbiamo messo circa 20 minuti convenendo che se non fossimo arrivati in cima per le 15.00 ci saremmo girati e saremmo comunque tornati indietro, per non rischiare di terminare al buio tratti di discesa ancora un pò delicati. Per fortuna come detto la cima l'abbiamo raggiunta e possiamo sentire così di aver veramente completato questa avventura: il panorama è incredibile, c'è un gran vento, è verosimile che tutta la scalata ci abbia tenuto a temperature comprese tra i -10 e i -15° C....ma siamo contentissimi e visto tutto il movimento fatto non sentiamo nemmeno la necessità di indossare il terzo strato.
La discesa si è svolta lungo la classica via normale, lungo pendii di neve ripidi fino all'ultimissimo tratto poco prima del grosso masso incastrato che forma una sorta di galleria che va quindi percorsa. Arriviamo al Rifugio Corsi alle 16.30 circa, quindi scendiamo per il sentiero dei tedeschi e sbuchiamo già dopo il tramonto ma con buona visibilità grazie alla luna sulla forestale poco sotto Malga Grandagar. Da qui la solita e interminabile strada forestale ci separa dalla macchina. Poco dopo le 18.00 partiamo alla volta della Val Saisera per recuperare il California di Andrea..quindi ovviamente visto che è di strada: tappa a Resiutta. Che dire: visto come mi sentivo fisicamente al 23 Dicembre, mai avrei pensato che sarei riuscito a tenere botta in una gita del genere, ovviamente Andrea, inutile dirlo, viaggia sempre con un 10-15% di maggiore condizione rispetto al sottoscritto...irraggiungibile. Però ragazzi che giornata fantastica!